NBA, Kawhi Leonard ai Raptors: a San Antonio De Rozan

di Francesco Nardi

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NBA, Kawhi Leonard ai Raptors: a San Antonio De Rozan

| giovedì 19 Luglio 2018 - 13:14

Alla fine, Kawhi Leonard ha avuto il via libera dalla dirigenza dei San Antonio Spurs, e, come desiderato, ha lasciato il Texas. La sua nuova destinazione, tuttavia, non è esattamente quella sognata nel corso dell’ultima tribolata stagione: l’ala californiana, infatti, aveva fatto già sapere di non aver alcuna intenzione di giocare con i Toronto Raptors, dove è stato spedito, secondo le regole NBA in base alle quali sono le franchigie a decidere il futuro dei propri tesserati, a differenza del modello cui si è abituati con il calciomercato (ma anche con il basket) italiano. 

Partendo dall’inizio, lo scambio completo vede, insieme a Leonard, Danny Green prendere la via del Canada. Se ne vanno, così, due dei grandi protagonisti del titolo vinto nel 2014, lasciando Manu Ginobili, Patty Mills e il rientrante Marco Belinelli come unici superstiti. A fare il percorso inverso, in direzione San Antonio, DeMar DeRozan e Jakob Poeltl, oltre a una prima scelta al prossimo draft, protetta 1-20. 

Uno scambio che rappresenta, per i Toronto Raptors, una scommessa importante: l’acquisizione di Leonard e Green proietta immediatamente i canadesi tra le principali candidate alla successione dei Cleveland Cavaliers nella Eastern Conference, dove, dopo l’addio di LeBron James, si è creato un evidente vuoto di potere. Il rischio, però, è determinato dagli umori di Kawhi, che ha a più riprese fatto capire di non voler giocare all’Air Canada Center. Difficile un addio immediato, più probabile che nell’estate prossima vi sia un passaggio, da free agent, ai Los Angeles Lakers, che in questa free agency hanno acquisito proprio LeBron. 

Per quanto riguarda il lato Spurs, invece, la trade per DeRozan, preferita rispetto ad altre opzioni di pacchetti comprendenti giovani più futuribili, rappresenta la volontà di coach Popovich di partecipare da contender (o quasi) agli ultimi due anni della sua carriera da allenatore NBA, restando rilevanti e cercando, qualora si presentasse l’occasione, di approfittare di un eventuale fallimento dei Warriors, al momento apparentemente imbattibili. 

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