Rischio default, le due “strade” per salvare i conti italiani

di Gianfranco Giorgianni

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Rischio default, le due “strade” per salvare i conti italiani

| lunedì 08 Ottobre 2018 - 13:47

L’Italia con il gigantesco debito pubblico, di circa 2.300 miliardi, qualora incrementasse ulteriormente l’indebitamento correrebbe il serio rischio di non poter utilizzare queste risorse a vantaggio delle classi meno abbienti, ma di doverlo utilizzare per pagare gli interessi passivi della sua gigantesca esposizione.

Oggi abbiamo un saldo primario (al netto degli interessi passivi) positivo fra incassi e spese.

A causa della insostenibile situazione debitoria, il positivo disavanzo primario non può essere utilizzato per la crescita economica del paese, ma è interamente assorbito dal costo degli interessi passivi, indispensabili per rinnovare il debito pubblico. Il disavanzo primario non è sufficiente e pertanto il paese, per pagare gli interessi passivi, è costretto ad indebitarsi ulteriormente per coprire il costo degli interessi. Questo ulteriore indebitamento, senza il previsto incremento di spese, sarebbe di circa l’1%, il nostro debito aumenterebbe di circa 23 MILIARDI senza alcun ulteriore aumento programmato. L’aumento del debito pubblico al 2,4% procurerebbe ulteriori 35 miliardi. Senza l’incremento al 2,4% il debito Italiano, comunque, aumenterebbe di circa 23 miliardi, con il previsto aumento si arriverebbe a 55 miliardi.

L’ulteriore aumento del debito pubblico renderà inevitabilmente meno appetibile il debito, con un ulteriore incremento della spesa per interessi che oggi sfiora i 150 miliardi, se la spesa per gli interessi dovesse salire, tutto l’ulteriore indebitamento verrebbe assorbito dalla spesa per gli interessi.

Cosa spera di ottenere il Governo con l’incremento di spesa?

Senza alcuna credibile proiezione economica, il governo spera di aumentare la spesa delle famiglie ed attraverso questo incremento migliorare il bilancio dello stato. Ma questa ipotesi appare molto improbabile per due ragioni:

Gli aiuti a pioggia alle pensioni ed ai redditi più bassi, saranno presumibilmente impiegati per il soddisfacimento dei bisogni primari e quindi non andranno a generare ricchezza per il paese. Purtroppo l’unica possibilità di attivare questo volano è quello di agevolare le classi medie e medio alte.

L’aiuto alle classi meno abbienti potrà essere erogato solo se non dovesse aumentare la spesa per interessi, che, come già scritto, potrebbe assorbire da sola l’incremento del debito. Cosa fare per evitare un default dell’Italia o lasciare ai nostri figli un debito insostenibile?

Le strade da percorrere potrebbero essere due, una più prudente e difficile, l’altra più rischiosa e facile.

La prima, in ossequio a tutte le regole che governano l’economia delle aziende pubbliche e private, presupporrebbe il congelamento degli interessi del debito pubblico o quanto meno l’abolizione dello Spread. Ci aveva provato il prof. Tremonti, ma fu considerato un visionario e non fu preso sul serio in sede comunitaria. Quando un paese si trova nelle condizioni in cui è l’Italia, la prima leva per rendere sostenibile il debito è la svalutazione. Attraverso la svalutazione una economia come la nostra aumenta le esportazioni e può riuscire, con l’incasso di valuta pregiata, a far fronte al debito ed agli interessi svalutati. Ciò, nell’attuale sistema economico, è impossibile. Il sistema monetario in vigore, con una moneta forte come l’Euro, impedisce di fatto ogni forma di svalutazione, ma mantiene il perverso meccanismo dello spread, la differenza fra il costo del debito pubblico Tedesco e quello degli altri paesi fra cui l’Italia. Siamo costretti ad operare con una moneta non svalutabile, ma con un costo per finanziare il debito variabile, ovviamente tutto a scapito dei paesi più indebitati. Il sistema Euro dovrebbe avere un unico debito pubblico, senza differenza di costi fra i paesi che aderiscono alla moneta unica. All’interno delle singole economie si potrebbe stabilire un rientro progressivo dei paesi più indebitati, e visto che l’Italia ha un disavanzo primario positivo, detto disavanzo potrebbe essere impiegato per ridurre progressivamente il debito, uniformandolo, nel tempo a quello degli altri paesi aderenti all’Euro.

I nostri “cazzuti” governanti invece di fare la voce grossa in casa, dovrebbero dimostrare il loro valore cercando di percorrere, insieme ai paesi dell’area Euro, l’unica strada percorribile per una effettiva riduzione del debito. Ciò ovviamente produrrebbe lacrime e sangue, e problemi elettorali, ma i politici dovrebbero spiegare agli elettori che, attraverso il soddisfacimento delle promesse fatte in campagna elettorale, non avremo via di scampo nell’attuale sistema economico. Questo percorso andrebbe abbinato a spese, sostenute da tutti i paesi dell’area Euro, in infrastrutture, connettività globale ed innovazione. Ma siamo leoni in casa e pecorelle fuori, questo è il vero problema.

La seconda, la più rischiosa, sarebbe quella di aumentare il debito pubblico, non per fini elettorali di propaganda populista e demagogica, ma per infrastrutture, globalizzazione ed innovazione.

Questo percorso potrebbe essere un volano per aumentare il Prodotto Interno Lordo e dare smalto ed efficienza alla nostra economia. Comunque sarebbe sempre in agguato la spirale degli interessi passivi che potrebbero soffocare sul nascere, anche a causa della nefasta speculazione dei mercati, la prevedibile rinascita economica, prima che il miglioramento dei conti possa realizzare economie di scala sufficienti a ridurre il debito e di conseguenza gli interessi.

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