Caso Yara, iniziato oggi processo in Cassazione

di Redazione

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Caso Yara, iniziato oggi processo in Cassazione

| venerdì 12 Ottobre 2018 - 16:54

E’ iniziata oggi in Cassazione la discussione sul  ricorso presentato dai difensori di Massimo Bossetti che rilevano importanti  vizi  processuali del processo di appello, sostenendo che a causa di tali vizi procedurali sia stata confermata la sentenza di primo grado alla condanna  all’ergastolo del muratore di Mapello, per l’omicidio della giovane Chiara Gambirasio. 

Nessuna prova oggettiva è mai stata accertata a carico di Bossetti, tranne la “prova regina” della affermata compatibilità con il DNA  rinvenuto  sugli indumenti  della ragazza.

Proprio su questo si fonda il  ricorso di oggi in Cassazione, che solleva l’eccezione  di merito di non essere stata mai concessa alla parte in entrambi i gradi di giudizio la perizia genetica del DNA di Chiara, sempre negata con la motivazione della  insufficiente quantità di DNA residuo dopo le perizie  eseguite dai periti del Tribunale. I difensori di Bossetti sostengono invece non soltanto  la possibilità tecnica  della ripetizione dell’esame, ma si dicono certi dell’invalidità della “prova regina” ritenendo di potere dimostrare di non essere di  Bossetti il DNA rinvenuto negli abiti di Chiara Gambirasio. 

Inoltre, i difensori di Bossetti rilevano il negato diritto di accesso ai reperti processuali di cui non è mai stata consentita loro visione diretta ma solo fotografica. 

Se la Cassazione dovesse confermare le sentenze precedenti Bossetti, che in tutti questi anni si è sempre dichiarato innocente e che per questo non ha mai chiesto di avvalersi del rito abbreviato, dovrebbe scontare l’ergastolo. Se invece la Cassazione accogliesse il ricorso, secondo le motivazioni della sentenza per Bossetti si potrebbe aprire un nuovo capitolo di vita.

E, probabilmente, si dovrebbe leggere un’altra storia.

Nel dibattimento, il Pg Mariella De Masellis, chiede, invece, la conferma dell’ergastolo a Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato in primo grado e in appello. 
Non esiste un “ragionevole dubbio” sull’innocenza di Bossetti che “non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo”, ha detto il magistrato, che rispondendo ai rilievi della difesa dell’imputato, ha definito l’indagine “perfetta” e basata su accertamenti “capillari”.
La rappresentante dell’accusa ha anche chiesto di annullare l’assoluzione di Bossetti dall’accusa di calunnia nei confronti di un collega, pronunciata in primo grado e confermata in appello.

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