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Ultimi esemplari di koala: sono “funzionalmente estinti”

I koala stanno per estinguersi. A lanciare l’allarme è l’Australian Koala Foundation: la popolazione dei piccoli mammiferi è “funzionalmente estinta”, ovvero si è ridotta al punto tale da non riuscire a potersi riprodurre per la futura generazione e ne sono rimasti solo 80mila. Le cause? “I cambiamenti climatici, le malattie, la deforestazione e una scarsa attenzione politica”.

Il declino

Quelli oggi esistenti saranno probabilmente gli ultimi esemplari di koala che ricorderemo in vita. Spiega l’Australian Koala Foundation che “funzionalmente estinto significa che il numero dei koala viventi è insufficiente, oggi non svolgono un ruolo rilevante nell’ambiente e non ci sono più le condizioni affinché si possano riprodurre”. Gli animali, poi, hanno momenti di accoppiamento estremamente rari, a causa della loro innata “pigrizia”.

La fondazione ha pubblicato i risultati di uno studio effettuato su tutto il territorio australiano, mostrando dati impietosi: in 41 elettorati su 128 i koala sono ufficialmente estinti, mentre in altri 72 elettorati la popolazione di koala è in un numero insufficiente per garantirne la sopravvivenza. Si salvano solo 15 elettorati australiani, tutti lungo la costa orientale dell’isola, in cui sopravvivono piccole comunità di animali autosufficienti. Si stima che cent’anni fa ce ne fossero almeno 8 milioni in tutta l’Australia, mentre oggi ne sopravvive meno dell’1% della popolazione originaria. 

Un genocidio in cui l’uomo ha giocato un ruolo chiave: il primo grande sterminio dei koala avvenne fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 ad opera dei bracconieri, che sterminarono intere comunità per ricavarne pellicce. Poi, complice l’attività industriale degli ultimi trent’anni, la maggior parte degli habitat naturali dei piccoli mammiferi è stata distrutta: i koala sono infatti molto esigenti nel mangiare e si nutrono solo con particolari foglie eucalipto, piante che stanno sparendo proprio come i loro occupanti.

Ne parlò il Wwf nel 2012, quando lanciò l’allarme sulla devastazione degli habitat naturali dei koala a causa della desertificazione del continente australiano. All’epoca i mammiferi furono classificati come “vulnerabili”, ma le previsioni si rivelarono più ottimiste di quanto rivelato oggi dall’Akf.

Proteggere i superstiti

I koala possono essere ancora salvati, ma le chances sono poche “e di certo gli zoo non sono una risposta”, dice Deborah Tabart, presidentessa dell’Australia Koala Foundation. E aggiunge: “Da anni stiamo chiedendo ai governi di aiutarci nella battaglia per salvare il simbolo dell’Australia, ma i politici rimandano gli impegni e inventano scuse. La cosa più assurda è che abbiamo una legge che permette alle aziende di distruggere gli habitat degli animali”.

Tabart spiega che “bisogna creare delle aree protette per far prosperare le comunità di koala superstiti, dovremmo tutelare i loro habitat creando foreste e aree sorvegliate dallo Stato. Il Koala Protection Act è stato firmato nel 2016, andrebbe attuato il prima possibile”. Tutto a patto che gli eucalipti sopravvivano ai disastri climatici, che in Australia hanno devastato già gran parte degli ambienti costieri in cui prima vivevano i koala.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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