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Gerontocrazia ai tempi del Coronavirus

La lotta al coronavirus viene spesso paragonata alla Guerra. Parrebbe che, per la prima volta nella storia umana, in una guerra, le vittime non sarebbero quasi esclusivamente i giovani. Ma, attenzione! Tutti i governi, l’Italia in particolare, stanno facendo ricorso all’indebitamento per far fronte ai danni della pandemia. Ma da chi saranno pagati tutti questi debiti?

Sicuramente non da chi li sta contraendo ed ancor meno da chi ha contratto quelli che ci trasciniamo dietro da troppo tempo. La reazione di quasi tutte le forze politiche è dettata dalla paura, paura del virus, sostanzialmente paura della morte: “Chi ha paura di morire, muore due volte”. La parte più giovane della popolazione è del tutto estranea alle decisioni prese in questo periodo. I comportamenti messi in atto in tutti gli Stati, ed in Italia in particolare, sono dettati da un orizzonte molto ristretto, giorni settimane al massimo, non certamente da lungimiranza. Gli stati si stanno tutti conformando a politiche di breve o brevissimo periodo. Solo Boris Johnson aveva provato ad adottare una teoria di medio termine, ma … è stato punito dal Virus.

Il potere politico e decisionale è sempre più appannaggio di gerontocrati che non tengono conto in alcun modo della possibilità di percorsi alternativi a quelli sin qui imboccati. Si era timidamente parlato di “immunità di gregge” ma, al cospetto dei costi, economici immediati, ed in termini di vite umane, nessuno ha più avuto il coraggio di prendere in esame una ipotesi del genere. Se scoppiasse una guerra tradizionale, nessuno prenderebbe in considerazione il costo di giovani vite. I soldati sono sempre stati arruolati fra la popolazione giovane e sana, i milioni di morti delle due guerre mondiali, la gioventù americana che ha pagato, ad un prezzo esorbitante, la guerra in Vietnam, non hanno mai scandalizzato nessuno, i giovani sono sempre stati “carne da cannone”, in questa circostanza, la “carne da cannone” sarebbe stata la popolazione più anziana e malandata, ma anche la più potente e ricca, quella che di fatto detiene il potere.

Piuttosto che fermare l’economia, con costi enormi nell’immediato ed incalcolabili nel futuro, gli sforzi si sarebbero dovuti concentrare sulle spese per combattere la pandemia con presidi sanitari efficaci come per esempio il controllo, attraverso i tamponi, per la popolazione asintomatica, veicolo sommerso e penso determinante per il contagio. Ovviamente il potenziamento delle unità di terapia intensiva andrebbe comunque tenuto presente, ma lo scopo dovrebbe essere quello di ridurre il contagio con presidi sanitari meno impegnativi e costosi, tamponi, guanti, disinfettanti, mascherine, igiene, che purtroppo sono stati carenti sin dall’inizio di questa Odissea pandemica.

A mio avviso, questa miopia che potrebbe anche essere definita politica di corto respiro, è frutto della gerontocrazia in cui siamo tutti immersi forse senza neanche rendercene conto. Per usare una metafora, quando nasciamo siamo in cima ad una alto scoglio in mezzo al mare della vita. Da li riusciamo ad avere un orizzonte molto vasto. Man mano che la vita avanza, l’altezza dello scoglio si riduce abbassandosi progressivamente sino al livello del mare, alla fine il nostro orizzonte non può estendersi oltre l’altezza delle nostra testa, o, per i più fortunati, quello che ci consente di tanto in tanto una spinta acquatica che, anche nei migliori pallanotisti, non supera il metro. I politici in questa fase, sono dei pallanotisti, i più mollaccioni e senza fiato, qualcuno, più allenato, riesce di tanto in tanto ed ergersi sino all’ombelico, ma lo sforzo gli consente solo uno sguardo di sfuggita a quella porzione di orizzonte che gli si palesa. Altro discorso andrebbe fatto per uno statista, gli statisti sono delle persone munite di un alto periscopio che consente loro di ampliare l’ orizzonte molto oltre quello visibile dagli altri. Gli statisti Italiani, che hanno guidato l’Italia nel dopoguerra, purtroppo sono tutti morti.

Le conseguenze politiche sono gravi, specialmente al sud. Un giovane non sa come e quando avrà accesso al mondo del lavoro, se potrà mai andare in pensione, se l’ipotetica pensione gli consentirà una vita decente, come quella dei suoi genitori, l’unica certezza che hanno oggi i giovani è che dovranno pagare i debiti di chi agisce con la logica dell’ “aprés moi le deluge”, dopo di me il diluvio. I più capaci devono cercare spazio all’estero.

Alessandro Magno tra i 20 ed i 30 anni ha conquistato la metà del mondo conosciuto al suo tempo. Giulio Cesare divenne Pontefice Massimo a 37 anni, iniziò la campagna di Gallia a 42. Napoleone a 30 anni divenne primo console ed a 35 imperatore, oggi, con l’allungarsi dell’età media il potere politico ed economico è in mano agli over 60, con orizzonti diversi dai ventenni, trentenni e quarantenni. Fino alla prima metà del 20mo secolo, l’età media superava di poco i 60 anni, adesso stiamo per raggiungere gli 85.

Molti avranno visto uno dei più bei documentari di National Geographic, “Le grandi migrazioni”, ed in particolare la migrazione dei Bufali che ogni anno pagano un tributo di individui deboli ed anziani alle esigenze di migrazione della specie. Siamo l’unica specie che impiega risorse immense, depauperando il pianeta, da cui siamo ospitati, come ne fossimo i padroni assoluti, per prolungare la vita media ed il numero degli umani, con una visione esclusivamente antropocentrica. Eduard Limonov, poeta e saggista russo morto da pochi giorni, ha definito Greta Thumberg una scimmietta ammaestrata. Ha avuto spazio ed audience solo per dare un contentino alla giovani generazioni, Le è stato dato spazio ed audience senza alcuna volontà di operare concretamente e senza la consapevolezza che i problemi dell’inquinamento saranno risolti dalla Natura quando si sarà stancata della nostra specie.

E se il coronavirus forse un avvertimento benevolo, una tiratina d’orecchie a questa specie arrogante, del tipo “smetti di distruggere perché sei sul punto di annientarti da sola senza neanche aspettare che sia io a farlo, vedi dove arriva la tua presunzione, il tuo orgoglio, la tua insipienza”

Gianfranco Giorgianni

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Gianfranco Giorgianni
Tags: coronavirus