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Sciopero dei bancari, adesione al 90% | L’Abi: “Costi del lavoro insostenibili”

Sportelli chiusi in tutta Italia per sciopero e bancari in piazza per le manifestazioni di protesta organizzate in tutta Italia. È il giorno dello sciopero generale indetto dai sindacati confederali di categoria per chiedere il rinnovo del contratto nazionale e per protestare contro la disdetta dei contratti collettivi decisa unilateralmente dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, a partire dal primo aprile.

L’astensione al lavoro riguarda i 309mila dipendenti delle aziende del credito, compresi apprendisti e lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Cortei con i comizi dei leader sindacali sono stati organizzati a Milano, Roma, Palermo e Ravenna.

L’adesione allo sciopero sarebbe del 90%, secondo Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. ”Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi’, ha detto il leader della Cgil Susanna Camusso.

Secondo le prime stime gli scioperanti che hanno aderito alle manifestazioni per il rinnovo del contratto dei bancari sarebbero circa 30 mila. Lo riferiscono alcuni organizzatori dei sindacati ricordando che solo su Milano in piazza sono scese oltre 7 mila persone. Le altre città che aderiscono alla protesta sono Roma, Palermo e Ravenna, quest’ultima città di provenienza dell’attuale presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.

In una nota, l’Abi ha spiegato che i costi del lavoro sono diventati insostenibili, a causa di un quadro congiunturale fragile, con un calo della redditività e con le nuove norme che richiedono nuovi sforzi di patrimonializzazione. Pertanto, l’Abi sottolinea la volontà di arrivare a un rinnovo del contratto nazionale che concili un recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e tutela dei salari dall’inflazione. L’associazione ha fissato il termine del 31 marzo per arrivare a un accordo coi sindacati.

Ad allarmare i sindacati, ci sono anche gli effetti del decreto di riforma delle banche popolari che, secondo Assopopolari, determinerà’ tagli ai costi per il personale pari a oltre 1,5 miliardi di euro con una perdita di circa 20mila posti di lavoro,che si aggiungerebbero ai 40.000 già persi dal 2.000 a oggi, secondo i dati forniti da Fisac Cgil.

Redazione

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