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La ‘questione tedesca’ che preoccupa l’Europa

Nel corso degli ultimi due secoli la “questione tedesca” – cosa fare cioè di un paese posto geograficamente al centro dell’Europa,in grado di dominarla o destabilizzarla e molto forte economicamente-ha provocato molti mal di testa nelle diplomazie continentali e purtroppo anche diverse guerre. Oggi,con il collasso delle trattative fra CDU, liberali e verdi per formare un nuovo governo di coalizione, la preoccupazione nel resto d’Europa e’ esattamente contraria.

I leaders europei temono che la Germania stia diventando incapace di assumere la guida dell’Europa in un mondo globalizzato. A partire dalla seconda guerra mondiale,la soluzione alla “questione tedesca” è stata quella di inserire il paese nelle istituzioni europee. Dal trattato di Roma,che istituì la comunità economica europea, fino al trattato di Maastricht, che creò l’unione europea e l’eurozona, la Germania è stata meta di quell’asse franco-tedesco che è sempre stato forza motrice del progetto europeo. Nei primi anni duemila,la Germania aveva superato il problema della riunificazione, e poteva così avere ancora più influenza in Europa. Nel frattempo, politica e società francesi esprimevano forti dubbi  sull’ulteriore approfondimento dell’integrazione europea,cosa esemplificata dal “no” francese al referendum sulla costituzione europea del 2005. In quell’anno cominciò l’era dell’ascesa tedesca. Fu la Germania a spingere per il cosiddetto “quinto allargamento” dell’unione europea, cioè l’ingresso nell’unione di 10 paesi dell’Europa centrale ed orientale, avvenuto tra il 2004 ed il 2008.

E’ stata però soprattutto la crisi finanziaria ed economica internazionale,scoppiata nel 2007, a solidificare la posizione della Germania quale leader dell’Europa. Negli anni successivi, la risposta europea alla crisi è stata guidata dal consiglio d’europa, istituzione in cui ha assunto un ruolo dominante la cancelliera Angela Merkel. Il centro di gravità dell’Europa si è così fermamente spostato a Berlino, anche a causa dello scarso peso della francia di Sarkozy e Hollande, della Brexit britannica nel 2016,e della scarsa considerazione data agli affari europei dai presidenti americani Obama e Trump. Fra il 2010 e il 2016 il continente è stato investito da tre gravi crisi geopolitiche ed economiche: prima di tutto la crisi del debito nei paesi periferici dell’eurozona come Grecia ed Italia,poi l’aggressivo revanscismo russo in Europa orientale ed Ucraina,infine la crisi dei migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa Subsahariana. Angela Merkel ha guidato la risposta europea a tutte queste crisi.

Le sue soluzioni non hanno però fatto l’unanimità dei consensi,creando rabbia e frustrazione soprattutto nell’Europa mediterranea e in quella dell’est. Ed eccoci alle elezioni politiche tedesche del settembre 2017; i governanti di tutta europa speravano che la Merkel vincesse un forte quarto mandato,in modo che la cancelliera potesse finalmente farsi alfiere di quelle riforme istituzionali di cui l’unione europea ha un disperato bisogno.Le cose non sono però andate così. La CDU è rimasta primo partito in Germania, ma Angela Merkel si è dovuta imbarcare in complessissime discussioni con verdi e liberali (due partiti agli antipodi su molte questioni)per formare un governo,discussioni che sono terminate in un clamoroso fallimento lunedì 20 novembre. Ora il rischio è che l’intero continente europeo, in un momento per molti versi drammatico della sua storia, resti ostaggio delle beghe della politica interna tedesca.

Giuseppe Citrolo

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