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Vita da single troppo cara? La comica caccia | a un convivente “scopo condivisione spese”

I single spendono molto di più degli altri, e in tempi di austerità sentono maggiormente la crisi.

Letta questa notizia mi lanciai nella mischia della vita. Basta gettare metà dell’insalata in busta, sprecare il latte, pagare l’abbonamento a Sky quanto la famiglia del piano di sopra, composta da sei membri!

Dapprima chiesi alla portiera se voleva condividere il resto dei suoi giorni con me. Due cuori e una guardiola, avrebbe importato l’odore pesante dei broccoli in casa mia, magari agevolato anche i miei lavori domestici, facendomi risparmiare qualcosina sulle spese di pulizie di casa. Lei sembrò lusingata, pose come ostacolo soltanto la presenza del marito. In effetti il fatto di dormire in tre nel lettone non rappresentava una prospettiva allettante. E di sfrattarmi da solo, andando nel divano, non ne avevo voglia.

Ma d’altronde trovare la soluzione al problema dei single in crisi senza nemmeno uscire dal palazzo, sarebbe stato un colpo di fortuna eccessivo.

Provai con l’edicolante. Il signor Toni era adorabile, sempre sorridente, credo vedovo (forse per questo sorrideva), poteva essere una compagnia interessante, di buone letture. Certamente avrei potuto risparmiare sui quotidiani, che non era male.

Gli parlai sintetizzando molto il concetto, certo che nessuno come lui potesse essere informato sui disagi degli uomini soli, dai tempi dei Pooh ai giorni nostri. Lui non smise di sorridere, tanto che immaginai potesse essere una sorta di semi paresi gentile, utile nel suo mestiere ma del tutto involontaria. Senza cambiare espressione mi disse di no, che lui non ha niente contro gli invertiti ma non vuole certo andarci a vivere insieme.

Tralasciai la possibilità di chiarire l’equivoco, e andai oltre.

La convivenza è una cosa seria. Non è sufficiente una presenza qualsiasi, utile soltanto per dividere le bollette, ottimizzare il bagnoschiuma e scendere il cane a pisciarlo una volta per uno. Cum vivere, dividere la propria vita col giornalaio, svegliarmi insieme alla portiera, era davvero questo quello che volevo? E l’amore? O almeno l’amicizia, la simpatia, l’empatia, l’entropia, l’anarchia, la confidenza, la conferenza?

Non potevo ridurmi in quel modo. Avevo centinaia di persone amiche, forse decine, di sicuro qualche unità, avrei dovuto soppesare in altro modo quella scelta, ponderarla fino in fondo.

Telefonai alla zia Elvira. Non la vedevo da un po’, le avrebbe fatto piacere sentirmi nuovamente.

–        Pronto, zia?

–        No, guardi, non compro niente.

–        Sono tuo nipote, come stai?

–        Non ho nipoti. Ne avevo uno, ma è morto.

–        Non è morto zia, è single. È diverso.

–        Era così carino. Mi ha messo in questo ospizio e si è preso i miei soldi, ma io gli volevo bene lo stesso.

–        Si, forse hai ragione, zia Elvira. Credo sia morto, in effetti.

–        Lei lo conosceva?

–        Di vista. La saluto.

–        Se muore anche lei me lo saluti.

–        Non mancherò.

Inutile contare sulla vecchia. Meglio così, avrei finito per fare il badante a costo zero.

Ripensai con nostalgia a Francesca. Lei si che avrebbe vissuto volentieri con me. Fui io a non volerla, ero giovane e ambizioso, ignaro dei limiti che di lì a poco mi si sarebbero parati davanti. Chi troppo vuole nulla stringe.

Consultai l’agendina semivuota come Verdone in un vecchio film.

Scartai le opzioni barbiere (ma non lo chiamai per un pelo), traslocatore (doveva vivere con la signora di sopra, stando ai mobili che spostavano ogni sera), elettricista (troppo esile quel filo che ci univa), caldaista (mi avrebbe lasciato con la bella stagione), tappezziere (non aveva la stoffa necessaria), e il fioraio del quartiere (meglio le opere di bene).

Restavano un paio di ex fidanzate che non mi parlavano più, un vecchio compagno dei tempi del militare, e qualche call center.

Optai per la formula annuncio: Cercasi convivente tollerante e beneodorante, ordinato ed educato, pulito e automunito, danaroso e generoso, scopo condivisione spese giornaliere, per ingannare Istat. Astenersi tirchi, batteristi, trombettisti trombaroli, onanisti, amanti di Maria De Filippi, pisciatori fuori tazza, distributori gratuiti di calzini sporchi per casa, fumatori di pipa, russatori. Si perditempo, cuochi amatoriali e non, calciomani e amanti di film d’azione, buddisti silenziosi, filosofi, scrittori, mimi, pensatori, giornalisti o giornalai.

Andai alla redazione del giornale per pubblicarlo.

Chiesi alla segretaria se volesse vivere con me, giusto per non avere rimpianti, e poi inoltrai il mio messaggio nella bottiglia.

Sto ancora aspettando, nel frattempo consumo poca luce.

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Marco Pomar

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Marco Pomar
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