Quando il talento, in tempo di crisi, vale più del taleggio|L’intervista “impossibile” di Marco Pomar

di Redazione

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Quando il talento, in tempo di crisi, vale più del taleggio|L’intervista “impossibile” di Marco Pomar

| mercoledì 27 Novembre 2013 - 09:09

Non è possibile continuare a subire la crisi economica passivamente.

Occorrono sforzi di fantasia, idee nuove per sopravvivere con poco, industriarsi per far fruttare al massimo le poche risorse che ancora ci rimangono.

Un giovane ricercatore palermitano ha lanciato una proposta articolata, che permette di valorizzare il singolo individuo e ottimizzare ciò che ciascuno possiede. Lo abbiamo intervistato.

– Signor Noto buonasera.

– A lei.

– Ci parli della sua teoria. È già sulla bocca di tutti.

– Si basa sullo scambio di talenti. Il vero male del nostro secolo, e di quelli precedenti, è la centralità del denaro. Ha causato guerre, morti, aggressioni, rapine e voluttà. Nel nome del dio denaro si commettono le peggiori nefandezze. E se invece di cercare rimedi per averne di più gli dessimo meno importanza?

– Come ha avuto questa idea, dottor Noto? E come la si può perseguire?

– Beh, parte del merito va a Deborah, il cognome preferirei ometterlo.

– E come l’ha ispirata?

– Sono stato anni a corteggiarla e mi ha sempre rifiutato. Appena non l’ho più chiamata si è presentata a casa mia. Lo stesso principio occorre adottarlo con il denaro. Schifarlo.

– Interessante. Continui.

– Se noi troviamo rimedi alternativi, modi intelligenti per fare a meno delle odiose banconote, vedrete che sarà l’euro a venirci a cercare. E magari allora non ne avremo nemmeno più bisogno.

Tutto qui? Che facciamo, dottor Noto, la smettiamo di acquistare merce? Di pagare i servizi? Di onorare i nostri debiti?

– Macché. Vede, anche lei è prigioniero di questa forma mentis che ci condanna tutti alla dipendenza dal verdone. Invece paghiamo in altri modi, con formule alternative.

– In natura?

– Anche. La mia idea è che ciascuno di noi, perfino il più sfigato, tipo lei per esempio, possiede dentro di sé un talento, un modo di ripagare l’altro che sia soddisfacente, o al limite del soddisfacimento.

– Ci faccia qualche esempio.

– Il mio amico Arturo non ha una lira, ma disegna da dio. Quando va a tagliarsi i capelli potrebbe lasciare un suo quadro.

– Cioè, Arturo ogni volta che va a comprare le patate si deve mettere a disegnare? Non lo trova difficilmente realizzabile?

– Non è così. Lei si dimostra di mentalità gretta e poco elastica. Chissà come farà a ripagare la merce. Il concetto si basa sull’accordo tra due individui, perché le difficoltà dell’uno oggi potranno essere quelle dell’altro domani. Allora se Arturo dipinge alla grande può raggiungere un accordo col salumiere, col macellaio, con giornalaio. Un quadro suo può valere cento chili di patate, da prendere in sei mesi, una fornitura completa annua di parmigiano, un abbonamento a vita col Giornale di Sallusti. E magari ci scappa pure il resto. Che mondo è quello dove ancora oggi il taleggio vale più del talento?

– Esempio fatto con un pittore. Facile così, caro il mio ricercatore del nulla. Prenda un omino medio, la cui massima dote si manifesta in un piazzamento decoroso in una gara di rutti. Come la mettiamo?

– Ecco, ci siamo arrivati. Lo sapevo che le interessava il suo caso. Mettiamo pure che questo anonimo meschino, che chiameremo per brevità Luca, non abbia il becco di un euro. Non può certo pagare merce e servizi con la sua classe, essendo un povero disgraziato. Eppure anche lui, gara di rutti a parte, eccellerà in qualcosa. Non si butti giù, caro Luca, saprà cucinare una carbonara come si deve, no? Oppure stirare le camicie come nessuno. O si tuffa da quindici metri come un giovane nuotatore messicano. Un’abilità si trova, tutti sanno fare qualcosa, così come nessuno sa fare tutto.

– Lei è fuori come un casello autostradale. E in che modo pagherebbe i fornitori? Con un tuffo?

– Capisco che è difficile fare capire i processi innovativi a una mente come la sua, quello che mi sfugge è perché pagano lei, e ancora con il denaro suppongo. Quello che non interessa a lei, la carbonara, un tuffo da 15 metri, il modo di riparare i tubi di casa col calcare incrostato, può interessare qualcun altro. Noi avviamo una catena virtuosa. Io medico ti visito, tu non puoi pagarmi ma vai a fare la carbonara a casa di mio cognato che ha un creditore ottimo massaggiatore che viene da me a togliermi il mal di schiena. Non è così complicato.

– Ma…

– Mi lasci finire. In più questo sistema virtuoso non prevede l’immediata sparizione del denaro. Venti chili di pesche possono costarmi un intervento di manutenzione nel pc del fruttivendolo e due euro residui. Oppure sarò io ad avanzare qualcosa, e ci prenderò due finocchi. Senza contare la soddisfazione di vedere realizzati dei talenti nascosti.

– Ah si? E come?

– Vedremo dei tenori disoccupati cantare le migliori romanze dal macellaio, caro il mio omino triste. Andando dal meccanico ci capiterà di sentire recitare l’Antigone dall’attore di talento, per adesso a spasso. Ci vuole fantasia, e mutua solidarietà, ma il sistema è geniale, vedrà che anche lei, non appena verrà licenziato dal suo giornale, sarà costretto a scrivere la cronaca della festa per i due anni del figlio del suo salumiere. Altrimenti niente prosciutto, lo sappia.

– Nella sua balzana teoria prevede anche una cabina di regia? Una sorta di coordinamento generale di queste minchiate che lei chiama forme alternative di pagamento?

– Capisco che lei sia alla ricerca di posti, ma devo deluderla. Non esisterà mai un tariffario dei talenti, e dove non arriva l’accordo tra persone di buon senso, resterà in vigore il prezzo classico, quello con le virgole, gli zeri e le asticelle del nove scritte minuscole per fregare i gonzi. L’uomo è davanti ad un bivio. Se prevarrà la miopia di quelli come lei, resterà questa società immutabile, vincerà la rabbia, la frustrazione e la dipendenza dal soldo. Con volontà e fantasia, anche senza soldi, l’umanità può ancora salvarsi. Dipende da noi. Intanto io oggi l’ho pagata con questi miei insegnamenti. Non si sente più ricco dentro?

– A proposito, ma lei è ricercatore in che facoltà, dottor Noto?

– In nessuna, non sono laureato.

– Ma che ricercatore è, scusi?

Ricerco lavoro. E non è semplice, mi creda.

– Immagino. La saluto, buona fortuna per la sua teoria.

– Arrivederci Luca. In bocca al lupo per la gara di rutti.

 

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