“Nei primi fogli c’era scritto basso rischio, poi diventava alto“. Un ex funzionario di Banca Etruria ha svelato a Repubblica il modus operandi con il quale l’istituto vendeva obbligazioni rischiose ai propri correntisti. Su tutti Luigino D’Angelo, il pensionato suicidatosi dopo aver perso tutti i propri risparmi.
“Ho Luigino sulla coscienza, gli ho venduto le obbligazioni rischiose perché obbligato dalla banca”, dichiara l’ex dipendente Marcello Benedetti che monta caldaie a Civitavecchia. “È stato uno dei primi clienti ai quali ho proposto l’investimento – prosegue – firmò il questionario che sottoponevamo”.
Documenti poco chiari per un investimento “suicida”: “Nelle prime pagine c’era scritto ‘investimento a basso rischio’ poi in quelle successive il rischio diventava alto ma era un carteggio di 60 pagine che nessuno leggeva“. Loro, i responsabili delle filiali, lo sapevano bene.
“Avevamo l’ordine di convincere quanti più clienti possibili, ogni settimana dovevamo presentare i report per vedere se raggiungevamo gli obiettivi fissati”. Le obbligazioni non erano un investimento adatto a gente “abituata” ai Bot. Ma la direzione pressava i propri funzionari, bisognava vendere quanti più titoli tossici nel minor tempo possibile.