“Prostituirsi è stato l’unico modo per lavorare” | La dura storia di un giovane gay, “escort” a Roma

di Maria Teresa Camarda

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“Prostituirsi è stato l’unico modo per lavorare” | La dura storia di un giovane gay, “escort” a Roma

| martedì 22 Aprile 2014 - 19:43

Giovane, omosessuale e precario. Sopravvivere a Roma per Donato (nome rigorosamente di fantasia) non era facile. Messo da parte il pudore, ha deciso di prostituirsi. E trovare clienti è stato inaspettatamente facile: è bastato un annuncio su internet per scoprire che sono moltissimi gli uomini, gay o eterosessuali, che, con le dovute garanzie di riservatezza, hanno voglia di provare esperienze nuove.

Come hai deciso di iniziare a prostituirti?

L’anno scorso, parlando con un’amica, ironizzavo sui nostri problemi economici. Le dissi: “Quasi quasi provo con la prostituzione, tanto c’è posto per tutti e non servono referenze”. Lo dissi per scherzo, poi diventai serio: lei mi incoraggiò e il giorno dopo iniziai.

Come hai trovato i primi contatti?

Internet. Feci alcune foto in casa, indossavo una maschera nera per coprire il viso e pubblicai inizialmente un solo annuncio su un noto sito di incontri.

In rete è dunque veramente così facile trovare clienti?

Si, lo è, trenta minuti dopo che il mio annuncio era on line il cellulare iniziò a squillare (ovviamente avevo comprato un altro telefono e una nuova sim).

Hai iniziato a 21 anni: gli uomini più adulti non si facevano problemi per la tua giovane età?

L’età è molto importante, essere giovani è un vantaggio. Soprattutto per gli uomini e le donne che nella fascia 20-30 anni guadagnano di più. Non fanno testo le transessuali che anche a 40 anni hanno ancora tantissimi clienti.

Hai avuto clienti famosi?

Che io sappia no, per lo meno non del mondo dello spettacolo o della televisione. Della politica non ne conosco, non mi sono mai interessato all’argomento.

Hai mai provato vergogna o repulsione per quello che facevi?

Assolutamente no, la repulsione l’ho provata nell’arrivare a stento alla fine del mese e comunque è un discorso relativo, ognuno la vede diversamente: c’è chi lo concepisce come un trauma e non riuscirebbe mai a farlo, chi lo fa perché gli piace, chi riesce a sopportare senza cadere in depressione. Ecco, io appartengo a quest’ultima categoria.

Lo fai ancora?

Per ora no, sono all’estero e sto facendo tutt’altro, anche se non escludo in futuro di tornare a farlo, nel caso mi si presentassero di nuovo problemi economici.

Si guadagna bene quindi?

Questo dipende da tantissimi fattori, inizialmente guadagnavo abbastanza, ma dopo due mesi di lavoro seguii il consiglio di un mio amico e cominciai a travestirmi; mi diceva che avrei lavorato molto di più… e così è stato! Travestito (premetto, non ho una fisionomia androgina) ho lavorato il triplo di quanto lavorassi al maschile. Ero sconcertato ma indubbiamente mi sono reso conto che la maggior parte degli italiani sono omosessuali repressi: basta una parrucca, un po’ di trucco, intimo femminile e hai più successo di molte prostitute donne. Tornando al discorso del guadagno, è fondamentale anche la città dove si lavora: io ho scoperto che le grandi città come Roma e Milano pullulano di concorrenza per cui è più difficile alzare i guadagni, a fronte invece delle realtà medie, Firenze su tutte, dove soltanto in alcuni giorni ho avuto anche 10 clienti.

Cosa sogni per il tuo futuro?

La tranquillità economica.

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