Thyssenkrupp, al via il processo in Cassazione | Nel rogo morirono sette operai

di Redazione

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Thyssenkrupp, al via il processo in Cassazione | Nel rogo morirono sette operai

| giovedì 24 Aprile 2014 - 12:05

Arriva in Cassazione il processo per il rogo della Thyssenkrupp. Il collegio delle sezioni unite dovrà emettere una sentenza sulla tragedia consumata all’acciaieria di Torino nel mese di dicembre del 2007. In quella data persero la vita sette lavoratori dell’azienda. Lo Corte d’Assise di Torino, in secondo grado, ridusse la pena ai sei imputanti perché era stato eslcuso il “dolo” che in primo grado venne riconosciuto per l’ex ad Herald Espehnhan.

In primo grado, la Corte d’Assise, condannò l’amministratore delegato ad una pena detentiva di sei anni e sei mesi per omicidio volontario con dolo eventuale. Sul banco degli imputati si trovarono anche il respondabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, il responsabile dello stabilimento di Torino, Gerald Priegnitz, Marco Pucci e un altro dirigente Daniele Moroni: tutti accusati a vario titolo di omicidio e incendio colposo, con colpa cosciente, e anche di omissione delle cautele antinfortunistiche.

Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri erano stati condannati a 13 anni e sei mesi. Per Daniele Moroni, invece la pena era stata di dieci anni e dieci mesi. In quel processo per la prima volta si videro condanne molto elevate per un processo legato alle morti sul lavoro. Inoltre la ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, era stata condannata al pagamento di una sanzione da 1 milione di euro ed era stata esclusa da agevolazioni e sussidi pubblici per un semestre, oltre alla confisca di ottocentomila euro e il divieto di pubblicizzare i propri prodotti per sei mesi.

In secondo grado però la sentenza venne ribaltata e furono ridotte le pene per gli imputati. Dopo la pronuncia della sentenza i parenti delle vittime del rogo occuparono per protesta la maxiaula del Palazzo di giustizia di Torino per alcune ore. Secondo il pool dell’accusa, formato da Guariniello, Longo e Traverso la tragedia è stata la conseguenza di uno scarso interesse per la sicurezza dei lavoratori da parte della dirigenza, in quanto, come era già stato deciso dalla dirigenza, lo stabilimento torinese avrebbe dovuto chiudere in pochi mesi.

 

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