Il boss “poeta” della camorra arrestato in Sicilia | Si travestiva da donna per gli spostamenti

di Redazione

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Il boss “poeta” della camorra arrestato in Sicilia | Si travestiva da donna per gli spostamenti

| domenica 17 Agosto 2014 - 07:55

Capelli corti, dimagrito, grandi occhiali a ”mascherare” in parte il volto. Aldo Gionta, il boss ritenuto a capo dell’omonimo clan camorristico operante a Torre Annunziata (Napoli) e catturato ieri sera a Pozzallo (Ragusa) è molto diverso rispetto alle foto scattate prima di darsi alla ‘macchia’ lo scorso 5 giugno, quando sfuggì a un blitz che portò in carcere dieci persone ritenute a lui vicine.

Ciò nonostante, per evitare i controlli delle forze dell’ordine – come appurato nel corso delle indagini – nel recente passato non ha esitato a travestirsi perfino da donna, indossando parrucche che lo rendevano quasi irriconoscibile. Stratagemmi cui ieri sera nel porto siciliano, dove è stato bloccato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata e della compagnia di Modica, non ha fatto ricorso. Pronto ad imbarcarsi insieme ad altri tre insospettabili, tutti incensurati e ora accusati di favoreggiamento (saranno processati con rito direttissimo), su una nave diretta a Malta, provava molto probabilmente a fare perdere le proprie tracce trasferendosi all’estero.

A un passo dalla ”fuga” però, ha trovato i militari dell’Arma. Con sè Gionta aveva una carta d’identità falsa e mille euro in contanti. Era destinatario di un decreto di fermo per associazione a delinquere e per avere violato gli obblighi della sorveglianza speciale alla quale era sottoposto.

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Il nome di Aldo Gionta, figlio di Valentino ”fondatore” dell’organizzazione criminale oplontina e oggi in carcere al regime del 41 bis, è noto alle cronache: è accusato in particolare di due omicidi per i quali è stato condannato. Ma questa condanna, nata a seguito dell’operazione ‘Altamarea’ che anni fa decapitò il sodalizio camorristico, è stata cancellata dopo l’accoglimento della richiesta – formulata dagli avvocati di Gionta – di revisione del processo per l’inattendibilità di alcuni pentiti che accusarono il 42enne. Nel 2008 aveva destato scalpore la scoperta di alcuni ”pizzini” scritti dal ”boss poeta” – fu soprannominato così proprio per la sua abilità nello scrivere messaggi agli affiliati al clan – e indirizzati anche al figlio Valentino jr., nei quali Gionta lo invitava a ”imparare a sparare con il kalashnikov”. Il boss era stato bloccato un’altra volta mentre era prossimo a scappare lo scorso gennaio: fu fermato, valigie già pronte, assieme alla moglie.

Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, si è complimentato con il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Leonardo Gallitelli per l’arresto: ”Si tratta – ha detto Alfano – dell’ennesimo segnale che lo Stato dà al territorio a garanzia e a tutela dei cittadini onesti. Chi delinque non può mai farla franca e, alla fine, viene sempre individuato e assicurato alla giustizia”.

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