Il viaggio di Papa Francesco in Albania | “Uccidere in nome di Dio è un sacrilegio”

di Redazione

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Il viaggio di Papa Francesco in Albania | “Uccidere in nome di Dio è un sacrilegio”

| domenica 21 Settembre 2014 - 09:34

Quarto viaggio internazionale per il Pontefice. Papa Francesco è arrivato a Tirana dove lo ho accolto il primo ministro albanese Edi Rama. Insieme a lui centinaia di fedeli hanno atteso il suo arrivo in fila lungo i viali di Tirana. La maggior parte delle vie sono state decorate con bandiere vaticane e albanesi e nel viale principale sono affisse anche le fotografie dei 40 martiri albanesi morti per la fede.

Una visita molto breve quella del Papa che ha voluto rendere omaggio al sacrificio dei martiri e incoraggiare una serena collaborazione tra le religioni, auspicando una piena integrazione del paese balcanico con l’Unione europea.

“Sono molto lieto di essere qui con voi, nella nobile terra di Albania, terra di eroi, che hanno sacrificato la vita per l’indipendenza del Paese, e terra di martiri che hanno testimoniato la loro fede nei tempi difficili della persecuzione”: con queste parole Papa Francesco ha salutato le autorità del Paese all’inizio del suo discorso.

“Mi rallegro in modo particolare per una felice caratteristica dell’Albania, che va preservata con ogni cura e attenzione: mi riferisco – ha detto Bergoglio – alla pacifica convivenza e alla collaborazione tra appartenenti a diverse religioni. Il clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici, ortodossi e musulmani è un bene prezioso per il Paese e acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti, viene travisato l’autentico senso religioso e vengono distorte e strumentalizzate le differenze tra le diverse confessioni, facendone un pericoloso fattore di scontro e di violenza, anzichè occasione di dialogo aperto e rispettoso e di riflessione comune su ciò che significa credere in Dio e seguire la sua legge”.

Il Papa ha poi sottolineato: “Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione! Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà religiosa di tutti!”.

Dopo l’incontro con le autorità e il bagno di folla tre le vie di Tirana, Francesco si è recato a piazza Madre Teresa per celebrare la messa. “Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa” ha detto il Papa durante l’omelia. Rivolto agli albanesi ha aggiunto: “L’aquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese, vi richiami al senso della speranza”.

Un appello ai giovani è arrivato dal Papa nel corso dell’Angelus: “Sappiate dire no all’idolatria del denaro, no alla falsa libertà individualista, no alle dipendenze e alla violenza”. Francesco invita i giovani, in particolare a quelli albanesi presenti all’Angelus di oggi, a “dire sì invece alla cultura dell’incontro e della solidarietà”.

“Nessuno può usare il nome di Dio per commetter violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano!”. Nell’incontro interreligioso all’Università cattolica di Tirana, il Papa è tornato a parlare della “intolleranza”, dell'”uso distorto della religione”, “nemico insidioso in diverse regioni del mondo”. La religione autentica – ha sottolineato Bergoglio – è fonte di pace e non di violenza”.

Poco prima di partire Bergoglio ha scritto un telegramma al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Nel momento in cui mi accingo a partire per il viaggio apostolico nella repubblica di Albania mi è gradito rivolgere a lei e a tutti gli italiani il mio affettuoso e beneaugurante saluto, che accompagno con ogni e più cordiale ed orante auspicio di pace e serenità”.

Non si è fatta attendere la riposta di Napolitano: “La comunità internazionale guarda con grande interesse” al suo viaggio in Albania, una visita che sarà anche di “grande conforto” a chi lì dedica la propria vita “anche a costo di dolorosi sacrifici, alla promozione del dialogo e della pace in una regione ancora percorsa da tensioni non completamente sopite”

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