Ballare in coppia senza pestarsi i piedi? | Il feeling non basta, è una questione di cervello

di Redazione

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Ballare in coppia senza pestarsi i piedi? | Il feeling non basta, è una questione di cervello

| venerdì 24 Luglio 2015 - 10:19

Ballare in coppia richiede un feeling molto particolare. Sincronia perfetta dei movimenti, conoscenza del compagno e dei suoi movimenti del corpo, sono solo alcuni degli elementi che permetto a due ballerini di non pestarsi i piedi durante una performance.

Ma quali processi cognitivi accompagnano il movimento? Questa domanda se la sono posta di ricercatori della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia di Roma (Lucia Maria Sacheli, Matteo Candidi e Vanessa Era), coordinati da Salvatore Maria Aglioti.

I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista “Nature Communications“, portano a localizzare nel solco intra-parietale anteriore sinistro del cervello la sede del coordinamento che ci permette d’integrare l’azione di un partner nel nostro piano motorio.

Ai volontari durante la ricerca è stato chiesto di coordinarsi con un compagno virtuale (un avatar) per prendere con la massima sincronia possibile un oggetto a forma di bottiglia, imitando il movimento del compagno, oppure eseguendo un movimento complementare. L’esperimento era finalizzato allo studio del coordinamento nel tempo e nello spazio con un partner che si muove di fronte a noi.

I ricercatori hanno inibito nei volontari la reattività di specifiche aree cerebrali mediante una metodica di stimolazione non invasiva (stimolazione magnetica transcranica). I risultati hanno dimostrato che dopo l’inibizione del solco intra-parietale anteriore (Aips), la capacità di coordinamento interpersonale durante azioni complementari diminuisce sensibilmente. Non si riduce, invece, la capacità d’imitazione dei movimenti osservati nel compagno virtuale, suggerendo che l’interazione complementare richieda risorse cognitive e neurali diverse dall’imitazione.

“L’ulteriore studio dei meccanismi sottesi alle interazioni motorie – afferma Matteo Candidi, ricercatore del Dipartimento di psicologia della Sapienza e della fondazione Santa Lucia – potrebbe dimostrarsi in futuro utile per contribuire a fare luce su processi d’interazione umana più complessi di quelli motori, come quelli mediati dalla comunicazione verbale, e a permettere di comprendere condizioni psicologiche e psichiatriche caratterizzate da difficoltà nella sfera sociale ed affettiva”.

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