Economia, allarme della Corte dei Conti | Otto miliardi in meno ai Comuni in 5 anni

di Redazione

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Economia, allarme della Corte dei Conti | Otto miliardi in meno ai Comuni in 5 anni

| sabato 01 Agosto 2015 - 14:41

 

Tagli e tasse e l’economia dei comuni italiani è al collasso.

Questo quanto emerso nella relazione sulla Finanza locale presentata dalla Corte dei Conti.

Dal 2010 al 2014, i Comuni hanno subito tagli per circa 8 miliardi, compensati da “aumenti molto accentuati” delle tasse locali “per conservare l’equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo”.

La Corte dei Conti prosegue dicendo che il peso del fisco è “ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali”. 

Gli “aumenti molto accentuati” delle tasse locali si sono rivelati indispensabili, dicono alla Corte dei Conti, per “conservare l’equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo”, e in seguito a queste misure oggi il peso del fisco “è ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali”.

“Sul fronte delle entrate – si legga in premessa nella relazione – il radicarsi di un meccanismo distorsivo, per cui il concorso degli Enti locali agli obiettivi di finanza pubblica pesa, in ultima istanza, sul contribuente in termini di aumento della pressione fiscale, trova origine nei pesanti e ripetuti tagli alle risorse statali disposti dalle manovre finanziarie susseguitesi dal 2011, cui fa eco il cronico ritardo nella ricomposizione delle fonti di finanziamento della spesa, necessaria per garantire servizi pubblici efficienti ed economici. Ciò aggrava e rende permanente l’inefficienza delle gestioni, nonostante l’incremento consistente delle entrate proprie (+15,63% rispetto al 2013) che fa crescere l’autonomia finanziaria oltre la soglia del 65% ed assorbe la diminuzione progressiva e costante dei trasferimenti (-27,29%)”.

Nell’ultimo triennio c’è stato un “incremento progressivo della pressione fiscale” comunale, passata dai 505,5 euro 2011 ai 618,4 euro pro capite 2014. Lo scrive la Corte dei Conti nella relazione sulla finanza locale. “I livelli massimi di riscossione tributaria” si registrano nei Comuni con più di 250mila abitanti, dove arriva a 881,94 euro a testa. La dinamica delle entrate locali, scrivono i magistrati contabili, è dovuta principalmente a “due fenomeni: il deterioramento del quadro economico, con effetti penalizzanti soprattutto sul gettito risultante dalle più ridotte basi imponibili” e dalle “numerose manovre di risanamento della finanza pubblica, i cui effetti prodotti dal disorganico e talvolta convulso succedersi di interventi sulle fonti di finanziamento degli enti locali hanno determinato forti incertezze nella gestione dei bilanci e nella formulazione delle politiche tributarie territoriali”. A pagare di più, in generale, sono i cittadini che abitano nei Comuni più grandi, da un lato, e in quelli piccoli o piccolissimi, sotto i duemila abitanti.

I magistrati contabili osservano anche che “la crescita dell’autonomia finanziaria degli enti, tuttavia, non sembra produrre benefici effetti né sui servizi, né sui consumi e sull’occupazione locale, in assenza di una adeguata azione di stimolo derivante dagli investimenti pubblici” e che “andrebbe dunque recuperato il progetto federalista che lega la responsabilità di ‘presa’ alla responsabilità di ‘spesa’, realizzando una necessaria correlazione tra prelievo e impiego”.

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