Letta in Parlamento, tutti gli scenari. L’Italia attende risposte

di Redazione

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Letta in Parlamento, tutti gli scenari. L’Italia attende risposte

| martedì 01 Ottobre 2013 - 20:37

senato

Tante le ipotesi su quello che potrebbe accadere tra qualche ora prima al Senato e poi alla Camera. Tra un Pdl ormai spaccato e un Movimento 5 Stelle convinto a presentare una mozione di sfiducia, il governo di larghe intese cerca un modo per poter andare avanti. Almeno per gestire quelle incombenze di assoluta urgenza

 

PALERMO, 2 OTTOBRE 2013 – Oggi è il giorno della verità. Nel giro di qualche ora si dovrebbe conoscere il destino del governo Letta ma soprattutto del Paese Italia. Il presidente del Consiglio cercherà quel chiarimento con il Parlamento di cui ha tanto discusso negli ultimi giorni. Le dimissioni dei ministri Pdl hanno creato uno sconquasso che ha minato alle fondamenta questo governo di larghe intese. Così Letta sta cercando di turare la falla, in collaborazione con il presidente Napolitano, valutando diverse ipotesi per andare avanti.

 

Intanto nella serata di martedì, quando ci si aspettava un Letta ormai concentrato solo e unicamente sul discorso da proporre al Parlamento, ecco la decisione di respingere le dimissioni dei ministri in quota Pdl. Una mossa strategica, da fine politico capace di fiutare l’andazzo delle ultime ore. Il presidente del Consiglio ha capito che si trattava del momento giusto per osare e lo ha fatto. Nel Popolo delle Libertà regna il caos. Tra chi è stanco delle sortite di Berlusconi e dei consiglieri a lui più vicini, e quindi vorrebbe continuare con l’esperienza di governo, e chi invece rimane fedele ai diktat del leader che ha detto chiaramente: “Bisogna votare la sfiducia”. Il “no” del premier Letta a dimissioni presentate come “irrevocabili” appare come un’ulteriore spinta data agli indecisi. In direzione “fiducia”, naturalmente.

 

Ma l’affondo arriva inaspettatamente proprio da Alfano, il “delfino” di Berlusconi, l’uomo designato a raccoglierne l’eredità politica. Nel pomeriggio il segretario ha detto chiaramente che “il Pdl deve votare compatto la fiducia al governo Letta”. Espressione, tra l’altro, del pensiero di tanti nomi grossi del partito: da Cicchitto a Schifani, da Gasparri a Giovanardi. Il cavaliere sente ormai di essere accerchiato. Da questo sentimento ecco sgorgare l’amarezza nei confronti di Alfano, il suo braccio destro. Le divisioni interne al partito sono nette. Evidenziate anche dalle riunioni di ieri sera, tenutesi contemporaneamente in due luoghi diversi come mai era accaduto in precedenza: Alfano con i ministri Pdl a palazzo Chigi, Berlusconi e i suoi fedelissimi a palazzo Grazioli.

 

Queste divisioni cambiano un po’ quelle che sono le ipotesi di ciò che potrebbe accadere domani dopo il discorso di Letta. La prima e più aderente a quelle che sono le logiche dell’attuale emiciclo parlamentare, vede il presidente del Consiglio pronto a sfruttare l’appoggio che potrebbe arrivare da coloro, nel centrodestra, che non si riconoscono più in Berlusconi. E’ ormai palese che la scissione sia a un passo, sull’onda lunga della delusione per le ultime scelte del leader. Soprattutto di coloro i quali avevano anche avuto una poltrona da ministro. Vedi Quagliariello e Lorenzin che hanno deciso di dimettersi “per coerenza politica nei confronti del partito che rappresentavano al momento dell’insediamento”, ma che hanno accompagnato con la decisione di non entrare nella nuova Forza Italia, dando vita a una prima scissione. E su questo Letta sta cercando di far leva: il senso di responsabilità di un centrodestra che riesca a staccarsi dalle logiche berlusconiane. Magari per formare una nuova fronda con altri moderati della stessa area, vedi Monti e Scelta Civica.

 

Un’ipotesi subito scartata ha visto la possibilità di cercare appoggio nel Movimento 5 Stelle. Corroborata dalla decisione, promossa in serata, di preparare una mozione di sfiducia nei confronti dell’attuale governo. Mozione che verrà presentata domani stesso. Si sa che i grillini puntano alle elezioni immediate e mai si mischieranno con quello che ritengono un governo figlio di logiche lontane dal loro modo di vedere e di intendere la politica. Anche qualora non arrivasse la fiducia del Parlamento e Napolitano proponesse un altro nome. Voci dall’interno avevano aperto la strada a un’ipotesi di sostegno da parte di alcuni parlamentari pentastellati, una quindicina circa, stanchi di far parte di un movimento unicamente di lotta e pronti a passare al Gruppo Misto per sostenere un Letta-bis. Ipotesi subito smentita da Beppe Grillo che ha anche invitato gli eventuali dissidenti a lasciare il movimento.

 

Infine l’ipotesi più lontana ma da non sottovalutare assolutamente. Il ritorno a nuove elezioni in tempi relativamente brevi. C’è da dire che difficilmente si arriverà a tanto ma non è una conclusione da scartare a priori. Qualora il discorso di Letta al Parlamento non dovesse trovare un adeguato sostegno e di conseguenza non esistessero i numeri per formare un nuovo governo o per avere la fiducia dei parlamentari, la via delle elezioni diventerebbe l’unica praticabile. Napolitano, così come la grande maggioranza dei parlamentari, non ne vuole sapere di nuove elezioni con il Porcellum. E allora che si fa? Si potrebbe andare avanti con questo Parlamento in attesa di promulgare legge di stabilità e nuova legge elettorale e un governo formato da tecnici con una maggioranza risicata. Anche questa appare una strada difficilmente percorribile.

 

Questa matassa s’ingarbuglia sempre di più. E questo Parlamento non sembra possedere gli strumenti adatti per districarla appieno. Intanto il Paese da ieri si ritrova con un punto percentuale in più di Iva sul groppone e vede avvicinarsi minacciosa l’Imu, passata in secondo piano dopo gli ultimi risvolti politici. Sembra quasi di sentire l’orchestra del Titanic, intenta a suonare mentre il transatlantico affonda.

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