Lo sfogo del Professore: | “Tante proposte, mai ascoltate”

di Maria Teresa Camarda

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Lo sfogo del Professore: | “Tante proposte, mai ascoltate”

| lunedì 11 Novembre 2013 - 11:14

Un partito che funzioni un po’ come gli Stati Uniti d’America. È questo il sogno dell’ex leader del Partito democratico Romano Prodi, che oggi in un’intervista a La Stampa proca a chiarire il suo pensiero dopo aver detto che non voterà alle primarie dell’8 dicembre. “Costituire in ogni regione un partito territoriale dotato di ampia autonomia, ma – spiega il Professore – obbligatoriamente federato a quello nazionale e legato alle sue decisioni sui temi politici di maggior rilevanza. E i delegati inviati al Congresso devono essere scelti esclusivamente in proporzione dei voti riportati alle ultime elezioni e non dei tesserati al Partito”. Inoltre, secondo l’ex premier, servirebbe “una nuova leva”.

A un passo dal diventare Presidente della Repubblica italiana, Prodi fu “tradito” da alcuni parlamentari dello stesso Pd che lo aveva proposto per la corsa al Colle. Adesso, continuando a ripetere di volersi ritirare a vita privata, in realtà sta scalando le gerarchie delle Nazioni Unite e non nasconde che gli piacerebbe un giorno esserne il segretario generale.

La sua dichiarazione sulle primarie – “non per polemica, ma non sono un uomo qualunque e se voto alle primarie devo dire per chi, come e in che modo” – ha fatto storcere il naso d alcuni esponenti dei Democratici, ma il Professore non ha intenzione di tornare su suoi passi. “Chi si toglie dai piedi, si toglie dai piedi e chi pensa che io abbia deciso di non andare a votare alle primarie per ripicca verso il Pd dopo il voto sul Quirinale, non mi conosce bene e non sa quel che dice”.

Con il giornalista de La Stampa, Prodi si lascia andare anche a una critica al Governo Letta, e non soltanto sulla resistenza delle larghe intese, ma anche sull’eccessivo e continuo appiattimento sulla politica della Germania “ossessionata dall’inflazione come gli adolescenti dal sesso”: “La lotta per mettere a posto i conti non si può fare in recessione, ma deve essere accompagnata dalla crescita e dallo sviluppo. Avevo fatto una proposta: creare un’intesa Italia-Francia-Spagna in funzione contenitiva della Germania, ma a Palazzo Chigi, però, non devono averla presa troppo in considerazione”.

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