“Per fortuna ha scelto di guidare, altrimenti si salvava” | Riina in carcere deride Falcone e Dalla Chiesa

di Redazione

» Cronaca » “Per fortuna ha scelto di guidare, altrimenti si salvava” | Riina in carcere deride Falcone e Dalla Chiesa

“Per fortuna ha scelto di guidare, altrimenti si salvava” | Riina in carcere deride Falcone e Dalla Chiesa

| mercoledì 22 Gennaio 2014 - 17:12

Una conversazione tra Totò Riina e il capomafia pugliese Alberto Lorusso è stata intercettata in carcere e depositata agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. Un dialogo dove il boss corleonese parla a ruota libera di Falcone e Dalla Chiesa. “Meno male che lui si è voluto mettere là al posto dell’autista, se no si salvava, disgraziato. Una trovata migliore l’ha potuta trovare lui solo”. Questo è il riferimento che Riina fa all’ attentato al giudice Giovanni Falcone che, il 23 maggio 1992,  tornando da Roma, decise di guidare l’auto blindata, fatta saltare in aria col tritolo, e prendere il posto dell’autista. Il magistrato morì mentre l’autista, seduto dietro, sopravvisse.

Sul generale Dalla Chiesa non usa mezzi termini: “Quando ho sentito alla televisione che il generale Dalla Chiesa era stato promosso prefetto di Palermo per distruggere la mafia ho detto: ‘prepariamoci’. Mettiamo tutti i ferramenti a posto, tutte le cose pronte per dargli il benvenuto. Lui – aggiunge – gli sembrava che veniva a trovare qua i terroristi. Gli ho detto: ‘qua il culo glielo facciamo a cappello di prete'”.

“Un generale di ferro dice che era”, continua. “S’è visto come era di ferro”, replica Lorusso. “Contro il terrorismo – prosegue – combinò poco…lo potevano pure ammazzare i terroristi”.

“L’intenzione l’avevano – risponde il pugliese – ma non furono capaci”. Poi Riina ricorda gli appostamenti fatti per organizzare l’attentato a Dalla Chiesa: “sta uscendo, deve andare a mangiare e va bene … ta ta ta ten (indica i colpi esplosi nell’agguato)”.

“Devi cercarlo – spiega – devi andare pure dentro la caserma”. Il boss corleonese ricorda poi il disappunto di uno dei killer del commando, Pino Greco Scarpuzzedda che si lamentò per essere arrivato tardi e non avere potuto sparare per primo. “Lui era un ritardatario – dice – e non si dava pace”. Il padrino non risparmia commenti sulla vita privata del generale e sul suo matrimonio con Emanuela Setti Carraro, morta nell’attentato: “Figlio di puttana… s’era preso la picciuttedda (la ragazza ndr), ma non se l’è potuta godere, gli è rimasta nella gola, l’ha fatta venire a Palermo”. Poi ironizza sulle tesi che vedono dietro al delitto Dalla Chiesa il coinvolgimento di soggetti estranei a Cosa nostra: “loro sono convinti che a uccidere il padre fu lo Stato – dice alludendo ai figli del generale -. Ma c’è solo un uomo e basta – conclude alludendo a se stesso -. Ha avuto la punizione di un uomo che non ne nasceranno più”.

Edizioni Si24 s.r.l.
Aut. del tribunale di Palermo n.20 del 27/11/2013
Direttore responsabile: Maria Pia Ferlazzo
Editore: Edizioni Si24 s.r.l.
P.I. n. 06398130820