“Bloccate la riforma delle Province”: la rete inondata dai messaggi

di Maria Teresa Camarda

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“Bloccate la riforma delle Province”: la rete inondata dai messaggi

| lunedì 17 Febbraio 2014 - 16:15

Centinaia di e-mail nelle caselle di posta elettronica dei maggiori quotidiani regionali con l’oggetto: “Non danneggiate la Sicilia”. Le hanno inviate i dipendenti delle nove Province siciliane che domani, con il voto all’Ars, potrebbero ritrovarsi coinvolti in una vicenda di cui non si conoscono i contorni e le prospettive.

Le e-mail, tutte con contenuto identico ma con firme diverse, sono state inviate inoltre ai deputati regionali, agli amministratori locali e a chiunque possa essere a vario titolo coinvolto nell’approvazione della riforma delle province. La protesta non è contro il testo del disegno di legge in generale, ma in particolare contro gli emendamenti che la giunta regionale ha presentato all’ultima riscrittura.

“Vi invitiamo a non approvare gli emendamenti presentati dal Governo al disegno di legge sui Consorzi esitato dalla I Commissione – è il testo della e-mail. – Più si fraziona la governance del nostro territorio più aumenta la spesa pubblica che graverà sui Siciliani, già allo stremo di ogni possibile limite di sopportazione economica. Desistete dalla pericolosa strada intrapresa dal Governatore”.

In uno dei messaggi viene specificato che “bisogna lottare pacificamente affinché la politica faccia i dovuti passi indietro nel supremo interesse del territorio isolano ed al fine di iniziare a dare serie risposte alle collettività siciliane ed a NOI dipendenti provinciali”.

I dipendenti provinciali che hanno inoltrato la lettera aggiungono che era stato previsto un sit in davanti a Palazzo dei Normanni, “ma la tempistica per le autorizzazioni delle autorità competenti non ci consente di rispettare la scadenza di domani e neanche è stato possibile programmare in adeguato anticipo il sit in in relazione alla circostanza che il testo presunto definitivo del disegno di legge è stato di fatto reso disponibile, solo ai deputati, giovedì scorso”.

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