Operazione “prato verde”, blitz della Dia contro il clan Cappello | Eseguite 27 ordinanze di custodia cautelare / I NOMI

di Redazione

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Operazione “prato verde”, blitz della Dia contro il clan Cappello | Eseguite 27 ordinanze di custodia cautelare / I NOMI

| martedì 18 Febbraio 2014 - 07:03

Centinaia di Agenti della Direzione Investigativa Antimafia, in collaborazione con il collaterale organismo tedesco Bka (Bundeskriminalamt), hanno proceduto, nelle province di Catania, Siracusa, Milano, Torino e in Germania all’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare a carico di 27 persone a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti, porto illegale di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Due gli esponenti ancora latitanti, uno dei quali si è costituito nel tardo pomeriggio.

Le indagini, dirette dal Sostituto Procuratore Pasquale Pacifico della Dda. di Catania guidata dal Procuratore Giovanni Salvi, hanno consentito di disarticolare il gruppo mafioso operante nella piana di Catania e nei quartieri Pigno e Librino della città etnea e riconducibile al noto boss Orazio Privitera, esponente di spicco del clan Cappello.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI

Sarebbe stato un affare in famiglia il comando della cosca dei “Carateddi”, legati al clan Cappello: dopo l’arresto del capo, Orazio Privitera, detenuto in regime di 41 bis, a ereditare la reggenza dell’organizzazione sarebbe stata la moglie del capomafia, Agata Balsamo detta Tina, di 47 anni. È quanto emerge dalle indagini dell’operazione ‘Prato verde’ della Dia di Catania che, in collaborazione con la Bka tedesca, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 27 indagati tra Sicilia, Lombardia, Piemonte e Germania. Secondo l’accusa, la donna avrebbe impartito ordini e mantenuto i collegamenti fra il marito ed i singoli associati, imponendo il pagamento di somme a titolo estorsivo e sostenendo le spese legali per gli associati attraverso una cassa comune.

Quest’ultima sarebbe stata alimentata con i proventi delle estorsioni, dell’imposizione delle ‘guardianie’ nei terreni e dello sfruttamento di terreni agricoli da cui sarebbero stati tratti enormi vantaggi economici grazie al fraudolento accaparramento di erogazioni pubbliche a fondo perduto da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) per oltre un milione e mezzo di euro.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI

Tra gli affari al centro dell’inchiesta, oltre allo spaccio di droga, la ‘guardiania’ dei terreni imposta con metodi mafiosi agli agricoltori della Piana di Catania che permetteva alla cosca di controllare il territorio e truffare l’Agea 1,5 milioni di euro dal 2003 al 2013. Intercettazioni video e ambientali della Dia hanno permesso di scoprire anche due estorsioni: a un’area di servizio e a un noto stabilimento balneare del lungomare della Plaia.

In quest’ultimo caso, hanno rivelato gli investigatori, il ‘pizzo’ era costituito nel monopolio del parcheggio. All’inchiesta ha fornito spunti investigativi anche la collaborazione di Giacomo Cosenza, esponente di spicco del gruppo che era ‘chiuso’ perché costituito per la maggior parte da familiari o colleghi di attività. Tanto da fare dire a ‘Tina’ Balsamo: “ora perché c’è la parentela fa lo spacchioso (spaccone, ndr) e noi ce la mettono sempre dietro”; e il suo interlocutore: “cominciamo a sterminare, vediamo che fa dopo”. Agli atti non risultano però progetti di omicidi.

L’operazione “Prato verde” è “una dimostrazione di efficienza” della Direzione investigativa antimafia di Catania e della “collaborazione che esiste con la Procura distrettuale – dice De Felice – I risultati sono arrivati grazie alla sinergia con i magistrati e al lavoro dei nostri investigatori, per la loro conoscenza del territorio e perché non c’è stato alcun risparmio di mezzi e uomini nelle indagini. Il nostro scopo è di essere al servizio della Cosa pubblica”. “Il grande lavoro della Dia” è stato sottolineato dal procuratore distrettuale di Catania, Giovanni Salvi, spiegando che l’operazione, coordinata dal sostituto Pasquale Pacifico, ha permesso di “disarticolare un clan che cerca di espandersi coprendo i vuoti” lasciati anche dalle operazioni antimafia.

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