“La vita di ogni uomo finisce nello stesso modo” | Il giorno in cui morì Ernest Hemingway

di Redazione

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“La vita di ogni uomo finisce nello stesso modo” | Il giorno in cui morì Ernest Hemingway

| mercoledì 02 Luglio 2014 - 09:52

Ernest Miller Hemingway è nato a Oak Park, nell’Illinois, il 21 luglio del 1899 in una famiglia benestante di religione protestante. I rapporti con i suoi genitori non sono mai stati molto buoni: secondogenito di cinque fratelli, visse in un clima di continua tensione. Sua madre e suo padre erano molto spesso in astio e in disaccordo sull’educazione dei figli e sulla gestione del patrimonio familiare. E non lo sostennero in modo particolare nelle sue scelte di vita.

Il talento e la propensione per la scrittura del giovane Hemingway furono notati dai suoi professori. Sua madre Grace, invece, avrebbe voluto per lui una carriera da violoncellista. Lo scrittore lasciò l’università per una scuola di giornalismo.

Nell’ottobre del 1917 venne assunto come cronista dal “Kansas City Star”, ma l’intervento degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale gli fece decidere di arruolarsi come volontario. Per un difetto alla vista venne riformato e nel 1918 decise di prestare servizio come autista di ambulanze della Croce Rossa. Quella stessa estate si era trovato sul fronte italiano.

A Fossalta di Piave dopo essere stato colpito e ferito dalle schegge di un proiettile, finì in un ospedale milanese dove rimase per tre mesi subendo numerose operazioni alla gamba. Qui si innamorò di Agnes Hannah von Kurowsky, un’infermiera americana di origine tedesca. La ragazza, tuttavia, respinse la domanda di matrimonio di Hemingway il quale, ritiratosi dalla Croce Rossa, decise di ritornare a combattere nell’esercito italiano fino all’armistizio.

Nel 1919 sbarcò negli Stati Uniti dove venne trionfalmente accolto dalla stampa ed elogiato per il suo coraggio. Ma come successe a molti reduci, anche Hemingway, dopo la guerra, stentò a riadattarsi alla vita civile.

Cominciò a soffrire di insonnia e iniziò a bere per combatterla. Leggeva tantissimo e di tutto e iniziò anche a scrivere racconti. Sua madre tentò di osteggiare questa sua passione ma lui decise di non ascoltarla. Dal 1920 diventò un collaboratore del “Toronto Star”. Stabilitosi a Chigago, collaborò con una rivista di settore, che poi decise di abbandonare dopo aver conosciuto e sposato, il 3 settembre del 1921, Elizabeth Hadley Richardson.

Nel 1923 a Parigi uscì il primo libro di Hemingway, “Three Stories e Two Poems”. Il 10 ottobre dello stesso anno nacque il suo primo figlio, John Hadley Nicanor, soprannominato Bumby.

All’inizio del 1925 l’editore americano Horace Liveright accettò di stampare il suo secondo libro dal titolo “In Our Time”. Nell’ottobre del 1926 uscì “Fiesta” dopo che, con la pubblicazione di Torrenti di Primavera, Hemingway aveva interrotto i rapporti con Liveright, per poter passare ad un altro editore. Nel 1927 lo scrittore aveva divorziato da Elizabeth Hadley per sposare una ricca amica della moglie che lavora nella redazione parigina di “Vogue”: Pauline Pfeiffer.

Dal 1928 al 1939, dopo essere tornato negli Stati Uniti insieme alla moglie, passò il suo tempo scrivendo, pescando e cacciando in Florida. Lo stesso anno, dopo la nascita del suo secondogenito, Patrick, che aveva messo a repentaglio la vita di Pauline, suo padre morì suicida sparandosi un colpo alla testa.

Nel 1929 uscì “Addio alle armi”. Nel 1931 nacque il terzo figlio di Hemingway, Gregory Hancock, mentre lo scrittore stava preparando “Morte nel pomeriggio”, “Winner Take Nothing” e “Verdi colline d’Africa”, che uscirono rispettivamente nel 1932, 1933 e 1935.

È in Spagna che Hemingway iniziò una relazione con Martha Gellhorn, giornalista e romanziera che nel 1940, dopo il divorzio da Pauline (per abbandono del tetto coniugale), divenne la sua terza moglie.

L’autore si stabilì a Cuba con Martha e scrisse “Per chi suona la campana”, che uscì nel 1940. La seconda guerra mondiale lo vide dapprima in Estremo Oriente, insieme a Martha, come corrispondente di guerra. Finita la guerra e ottenuto il divorzio da Martha Gellhorn, Hemigway, sposò una giornalista americana, Mary Welsh, e tornò anche alla sua attività di scrittore.

Nel 1950 uscì “Di là dal fiume e tra gli alberi” e nel 1952 “Il vecchio e il mare”. L’anno dopo Hemingway vinse il Premio Pulitzer e, nel 1954, dopo un incidente aereo nel quale fu ritenuto morto, il Nobel per la letteratura.

Ma il successo non riuscì a farlo felice. Per Hemingway cominciarono anni di crisi esistenziale. Per questo interruppe la stesura delle sue memorie, il postumo “Festa mobile”, e la revisione di un romanzo cominciato nel 1946, “Il giardino dell’Eden”, per fare il suo ultimo viaggio in Europa, dal quale scaturì anche un libro intitolato “Un’estate pericolosa”.

Nel 1960 Hemingway venne ricoverato in una clinica del Minnesota. I suoi disturbi nervosi erano sempre più gravi, tanto che i medici decisero di usare l’elettroshock, che gli causò una perdita di memoria: per lo scrittore fu un colpo terribile. L’autore lasciò Cuba e tornò a stabilirsi a Ketchum, nell’Idaho, dove la moglie riuscì a sventare un primo tentativo di suicidio dello scrittore.

Il 2 luglio 1961 Hemigway si alzò di buon mattino, afferrò uno dei suoi fucili da caccia e si tolse la vita.

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