Esplosione vulcanelli, un testimone: “Una colonna di fango alta 40 metri”

di Redazione

» Cronaca » Esplosione vulcanelli, un testimone: “Una colonna di fango alta 40 metri”

Esplosione vulcanelli, un testimone: “Una colonna di fango alta 40 metri”

| sabato 27 Settembre 2014 - 20:37

È stato il primo ad arrivare, ignaro della tragedia che era appena accaduta nella collina dei vulcanelli con due bambini inghiottiti dal fango. Salvatore Vullo, studente d’architettura di Agrigento, aveva preso casa dietro la collina che dà sulla riserva naturale delle Maccalube, ad Aragona, e da alcuni mesi monitorava l’area.

Aspettava il “ribaltamento”, quel fenomeno che si verifica ogni 6 o 7 anni. L’ultimo era avvenuto nel 2008, ma di entità molto minore. Vullo sta lavorando a una tesi di laurea sulla valorizzazione delle Macalube. “Ero in terrazza – dice – intorno alle 12.15, quando ho sentito un boato e visto alzarsi una colonna di fango alta 40 metri, come non l’avrei mai immaginata. Ci siamo, ho pensato. Il tempo di prendere la macchina fotografica ed eccomi nell’area A1, quella in cui l’attività gassosa è più intensa. Ma al mio arrivo ho visto un uomo quasi del tutto sepolto dal fango: emergevano solo la testa e una parte del torace. Il viso sporco di terra, tanto che non l’ho riconosciuto. Sì, il carabiniere Rosario Mulone per me è un volto noto, lo incontro spesso in paese, eppure non l’ho riconosciuto subito”.

Pochi minuti dopo, ricorda Vullo, “sono arrivati i soccorritori e l’hanno tirato fuori. Ho dato anch’io una mano. Ma la tragedia era appena cominciata. Il padre gridava e chiedeva dei suoi due bambini”.

“Immaginavo che il ribaltamento sarebbe stato vicino, per questo mi tenevo pronto per fotografare il fenomeno – continua – Scienza e sapere popolare ogni tanto si incontrano. Nino Seviroli, un cantastorie che delle Macalube sa tutto, dice sempre che quando la terra bolle bisogna solo scappare. Da un mese e mezzo la frequenza delle bolle era molto ravvicinata, ben al di sotto del secondo e mezzo, che è il tempo della normale attività. Nell’area A1 il nucleo centrale ha una profondità che raggiunge i 60 metri e sotto scorrono acqua e gas”. Secondo Vullo ci sarebbe la possibilità di monitorare costantemente il fenomeno: “Non servono strumenti diversi da quelli già utilizzati per studiare i vulcani. Il problema è che il monitoraggio costa e la Regione non ha mai pensato di realizzare una rete strumentale per la sicurezza, come da tempo chiede Legambiente, che gestisce la riserva”.

Edizioni Si24 s.r.l.
Aut. del tribunale di Palermo n.20 del 27/11/2013
Direttore responsabile: Maria Pia Ferlazzo
Editore: Edizioni Si24 s.r.l.
P.I. n. 06398130820