Quelle telefonate mentre Nicole moriva | Le chiamate tra il pediatra e l’operatore del 118

di Redazione

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Quelle telefonate mentre Nicole moriva | Le chiamate tra il pediatra e l’operatore del 118

| giovedì 19 Febbraio 2015 - 11:59

Un misto di “cinismo, sciatteria e indolenza”. Così, Felice Cavallaro, sul Corriere della Sera, che pubblica il testo di quel dialogo surreale, commenta la comunicazione al telefono tra il medico della clinica Gibiino di Catania e l’operatore del 118 che doveva trovare un posto in ospedale per la piccola Nicole, il 12 febbraio scorso; emergono situazioni che vanno oltre l’assurdo, con l’ambulanza che sbaglia strada e l’autista che deve chiedere indicazioni, mentre la neonata trascorreva gli ultimi minuti della sua breve vita.

Un dialogo che sembra fermarsi alle ragioni della burocrazia, alle sabbie mobili della routine che impediscono di affrontare con la dovuta prontezza di spirito e di iniziativa una situazione di emergenza nella quale, appunto, c’era in gioco una vita.

Nella chiamata, il pediatra della clinica Gibiino, Antonio Di Pasquale, dopo aver telefonato al Policlinico di Catania, fa presente all’operatore 81 del 118 che la piccola è gravissima, intubata e che non poteva essere mandata a Ragusa: “Si deve portare a cinque minuti, bisogna fare una forzatura”; “Io non lo posso fare”, risponde l’operatore del 118. Di Pasquale prova a insistere con qualche collega del Policlinico, ma alla fine decide di partire per Ragusa. “Sbattendo il portellone in faccia a mio figlio” scrive il Corriere citando una testimonianza del nonno di Nicole, da cui emergono l’impotenza dei famigliari della bambina davanti a tanta improvvisazione; “Ci siamo messi in macchina a inseguirli. Un giro ‘turistico’. Con l’autista che sbagliava strada. Si sono perfino fermati a chiedere informazioni al netturbino di un autocompattatore. Poi, a mezz’ora da Ragusa, l’ambulanza rallenta e chiedo le condizioni della bambina a Di Pasquale: ‘Gravissima’. E io: che vuol dire gravissima? ‘È morta’”.

Telefonate che si incrociano e si sovrappongono, tra medico e operatore del 118, accrescendo la confusione e lo sgomento per tanta approssimazione. A Ragusa, l’ambulanza si rivolge al reparto di Neonatologia dell’ospedale di Ragusa che, scrive il Corriere, “rifiuta di ricoverare un corpicino senza vita”. Intanto, l’operatore del 118, con fare burocratico “chiedeva al pediatra: “Se è morta, devo disdire il posto a Ragusa?”

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