Russo: “In Sicilia si è persa la fiducia nel medico”

di Redazione

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Russo: “In Sicilia si è persa la fiducia nel medico”

| sabato 17 Novembre 2012 - 11:13

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“Bisogna fare i conti con il fattore fiducia perché se tanti casi finiscono in tribunale è evidente che il rapporto tra medico e paziente si è disgregato. Possiamo discutere sulle cause che hanno determinato il fenomeno ma non si può più ignorarlo o ragionare sui singoli episodi”.
L’ammissione è di Massimo Russo, da pochi giorni ex assessore regionale alla Sanità, l’uomo che, come si direbbe in teatro, ha diviso in maniera verticale critica e pubblico e che probabilmente sarebbe rimasto al suo posto se non fosse stata necessaria un’operazione di restyling e un segnale esplicito di discontinuità con il governo Lombardo.

Poi per paradosso Russo ha preso le distanze da Lombardo anche prima delle sue dimissioni e Crocetta si avvarrà, senza timore di smentita, dei parlamentari di Lombardo per superare serenamente l’esame dell’aula.

“Molti mi chiedono – sottolinea Russo- se ho rimpianti ad aver lasciato l’assessorato, a non essere riuscito a completare un processo ben avviato. Nessun problema, i progetti vanno avanti a prescindere dagli uomini, Lucia Borsellino è brava e farà bene, conosce la materia e ha il sostegno pieno del Governatore, cosa assolutamente necessaria per guidare questo assessorato”.

Torniamo al tema del rapporto di fiducia medico – paziente. Un conflitto che può avere diverse cause.

“Innanzitutto proprio l’esistenza del conflitto dà il senso della rottura del sistema. Prima il paziente si fidava perché si affidava, l’involuzione del rapporto comincia paradossalmente da un più elevato grado di consapevolezza del paziente che crede di poter mettere in discussione – a torto o a ragione non sta a me dirlo – l’operato del medico e della struttura sanitaria nel suo complesso. C’è anche una parte di responsabilità dei mezzi di informazione che sottolineano e amplificano fatti ed episodi dandone una visione non sempre aderente alla realtà. Quindi da un lato il paziente si mette in posizione di critica verso il medico, dall’altro per ogni cosa che a suo avviso non va per il verso giusto invoca il principio della malasanità. Il cittadino pretende sempre il massimo, ma il massimo significa una corretta prestazione professionale non che il medico si sostituisca al padreterno. Con le risorse tecnologiche e farmacologiche a disposizione a mio avviso si fa il massimo. E sono anche convinto che in Sicilia operano ottimi medici al netto dei casi di malasanità ascrivibili ad errori umani. La perfezione non esiste, spiace dirlo ma l’errore umano purtroppo fa parte della vita professionale in ogni campo. Però, se mi consente, c’è un altro aspetto ancora più penalizzante per la Sicilia che riguarda la cultura dell’accoglienza. E mi riferisco principalmente alla qualità delle strutture e alla umanizzazione dell’accoglienza. Paradossalmente in una struttura in cui le pareti sono sporche o cade l’intonaco il paziente è più portato a denunciare anche in caso di prestazioni accurate che magari non hanno sortito gli esiti auspicati. Se invece va a Milano, a Torino o all’estero e in presenza di strutture adeguate è meno critico rispetto alla prestazione medica anche in caso di esito sfavorevole. E’ vero, in Sicilia alcuni ospedali sono fatiscenti ma è sbagliato generalizzare. Trapani, per esempio è all’avanguardia, Palermo ha una situazione più critica. Per questa ragione abbiamo approvato – a dispetto di ciò che vuol far pensare il popolo dei detrattori – un piano di investimenti di un miliardo di euro per l’edilizia sanitaria”.

 

Durante il suo mandato le critiche non le sono mancate, non solo politiche ma anche dall’interno del sistema sanitario.

“Chi amministra, specie se prova a togliere qualche crosta, deve abituarsi alla critica, assolutamente accettabile se qualificata e costruttiva. Per alcuni aspetti si è trattato di uno scontro culturale. Spesso mi sono sentito dire che il medico agisce secondo scienza e coscienza. Sulla coscienza non discuto ma credo che non sia pretesa assurda voler misurare la scienza. E lo ripeto, in Sicilia ci sono fior di professionisti. Tuttavia il mio compito era anche quello di valutare, una prerogativa a cui non ho voluto rinunciare. Oggi per elevare il livello del sistema, oltre a ciò che abbiamo già detto, bisogna anche intervenire sulla formazione universitaria e specialistica, un problema che non riguarda solo la Sicilia ma l’intero Paese. E’ vero, sono stato spesso criticato ma il consenso è stato superiore ad una censura inevitabile quando si intaccano privilegi e si razionalizzano le risorse. Abbiamo fatto un lavoro straordinario, questo nessuno lo può negare. A me piace citare una frase del Gattopardo: non importa fare bene o male, ciò che i siciliani non tollerano è il fare…”

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