Energia pulita, affari sporchi per la latitanza di Matteo Messina Denaro. I particolari dell’indagine

di Redazione

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Energia pulita, affari sporchi per la latitanza di Matteo Messina Denaro. I particolari dell’indagine

| venerdì 07 Dicembre 2012 - 09:11

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PALERMO, 7 DICEMBRE – Impianti eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani per mantenere la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. La Procura distrettuale antimafia di Palermo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone indagate per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e corruzione aggravata. Arrestati Salvatore Angelo, Gaspare Casciolo, Francesco Messina Denaro, Salvatore Pizzo, Paolo Rabbito, Santo Sacco e Gioacchino Villa.

 

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Eseguito anche il sequestro preventivo di beni per un valore stimato di 10 milioni di euro costituenti l’intero capitale sociale delle società “Salemitana Calcestruzzi srl”, con sede a Salemi e la “Spallino Servizi srl”, con sede a Castelvetrano, ritenute riconducibili alle famiglie mafiose indagate. Gli arresti giungono dopo un’indagine avviata nel maggio del 2007 dal Nucleo Investigativo di Trapani, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo.

Gli inquirenti hanno documentato le infiltrazioni di Cosa Nostra nelle attività economiche delle province di Trapani, Agrigento e Palermo. “L’infiltrazione nel settore delle energie alternative – spiegano gli investigatori -, era favorita da rapporti di collusione con esponenti di rilievo dell’imprenditoria e dell’amministrazione pubblica – in particolare un consigliere comunale di Castelvetrano e un imprenditore di Salemi -, spaziando dal controllo delle imprese deputate allo sviluppo degli impianti di energia eolica a quello relativo alla realizzazione e produzione di energia solare, fino ad evidenziare l’interesse mafioso per le cosiddette biomasse”.
La pressione dell’organizzazione criminale è testimoniata anche da numerosi episodi intimidatori ai danni di imprese concorrenti e da una sistematica attività estorsiva nei confronti di operatori economici del settore.

È stato accertato come l’organizzazione fosse in grado di monitorare le opere di maggiore rilevanza sul territorio, mediante il sostegno dell’allora consigliere comunale di Castelvetrano Santo Sacco, intervenendo nella loro esecuzione attraverso una fitta rete di società controllate dall’imprenditore Salvatore Angelo di Salemi.

Una pedina fondamentale, Angelo, intorno alla quale ruotava il sistema societario con cui l’organizzazione mafiosa si è infiltrata direttamente nel circuito produttivo e, in particolare, nei progetti di realizzazione dei parchi eolici di “San Calogero” di Sciacca (AG), “Eufemia” di Santa Margherita Belice (AG) e Contessa Entellina (PA); “Mapi”, di Castelvetrano (TP) e Montevago (AG), nonché del parco fotovoltaico di Ciminna (PA). Il suo ruolo era, infatti, quello di convogliare parte dei guadagni illeciti direttamente a Matteo Messina Denaro.

Gli arrestati riuscivano a inserirsi nei lavori di costruzione delle opere attraverso l’affidamento diretto alle imprese di Salvatore Angelo ma anche con soluzioni più “radicali”. Dalle intimidazioni ai danni di imprese concorrenti all’attività estorsiva nei confronti di operatori economici di settore. Gli inquirenti hanno documentato l’esclusione della società dell’imprenditore Melchiorre Saladino da un progetto di realizzazione di un parco eolico da realizzare in provincia di Catania. Un’operazione concordata da Sacco con l’esponente mafioso di Castelvetrano Paolo Forte, personaggio inserito nella rete di relazioni di Messina Denaro, tanto da avergli fornito, nella fase iniziale della latitanza, la propria carta d’identità.

Ma il gruppo, secondo gli investigatori, era una vera “società di servizi” a disposizione del boss latitante e dei suoi familiari. Sacco, da consigliere comunale, intascava tangenti per favorire l’approvazione della convenzione che il Comune di Castelvetrano avrebbe dovuto stipulare con una società interessata alla realizzazione di un parco eolico insieme a Paolo Forte caldeggiava la costruzione di un distributore di carburanti da impiantare su un terreno di proprietà della sorella di Matteo Messina Denaro, Rosalia, moglie di un altro mafioso, Filippo Guttadauro. Non mancavano i soldi per detenuti, familiari e mafiosi tornati in libertà. Salvatore Angelo non faceva solo da collettore di denaro per ilboss latitante ma era una sorta di “ministro degli esteri” incaricato di concordare strategie comuni nel campo degli appalti pubblici con i boss palermitani (all’epoca latitanti) Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Tutto avveniva anche grazie al trasferimento delle quote della società “Ecolsicula” alla “Spallino Servizi”, intestate a prestanome ed in realtà di Antonino Nastasi, detenuto che secondo i collaboratori di giustizia era un anello della catena di “messaggistica” che in passato avrebbe curato i contatti con Messina Denaro.
Da qui il sequestro della “Salemiana Calcestruzzi srl” di Angelo e della “Spallino Servizi di Nastasi.

 

Nell’operazione è rimasto coinvolto anche un ex consigliere comunale di Castelvetrano, oggi consigliere provinciale, Santo Sacco del Pdl. Il coordinatore provinciale di Trapani, Antonio d’Alì, ed il suo vice Ubaldo Ruvolo, hanno proposto alla segreteria nazionale e ai coordinatori ragionali “l’immediata sospensione da ogni ruolo” di Sacco, “all’epoca dei fatti contestati – si legge in una nota – consigliere comunale a Castelvetrano eletto nella lista denominata Democrazia Cristiana”. 

Annuncia provvedimenti il presidente del Consiglio provinciale di Trapani, Peppe Poma: “Non appena riceveremo la comunicazione ufficiale da parte degli organi competenti, disporrò l’immediato avvio delle procedure previste in casi del genere”.

 

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