Trattativa Stato-mafia: spunta un dossier anonimo che riapre la stagione di “corvi” e misteri

di Redazione

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Trattativa Stato-mafia: spunta un dossier anonimo che riapre la stagione di “corvi” e misteri

| giovedì 03 Gennaio 2013 - 12:17

di-matteo-nino

PALERMO, 3 GENNAIO 2013 – Adesso anche gli ultimi scettici dovranno ricredersi. La nuova stagione dei corvi e dei misteri torna a stendere la sua trama fra il Palazzo di Giustizia di Palermo e i Palazzi romani della politica. Come rivela oggi il quotidiano “La Repubblica”, nello scorso mese di settembre un documento di dodici pagine è stato recapitato a casa di Nino Di Matteo (nella foto), uno dei sostituti procuratori che insieme ad Antonio Ingroia indaga sulla trattativa Stato-mafia.

 

Molto di più di una lettera anonima, un vero e proprio dossier che già alla prima occhiata fa tornare alla mente un altro documento, quello inviato a 39 diversi destinatari fra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, ma anche le strane telefonate della Falange Armata, con codici di riferimento, che si susseguirono in quel periodo.

 

Dodici pagine con in copertina lo stemma della Repubblica Italiana, scrivono Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo, con tanto di numero di fascicolo e la dicitura in codice “Protocollo fantasma”. Un documento ritenuto attendibile dagli inquirenti, ma soprattutto scritto da una persona che sembra conoscere molte cose, forse qualcuno che appartiene o apparteneva alle Forze dell’Ordine, forse della Polizia.

 

L’anonimo scrive a Di Matteo “Tieni sempre in considerazione che sto lavorando con te, nelle tenebre” e poi aggiunge in latino: “Impunitas semper ad deteriora invitat”, l’impunità invita sempre a azioni deteriori. Nelle dodici pagine si ricostruiscono una serie di omicidi “politici” di cosa nostra a partire da quello di Pio La Torre, si rivela che l’agenda rossa di Paolo Borsellino fu “rubata da un carabiniere” e poi si descrive nei minimi particolari l’arresto di Totò Riina, operato dai Ros dei Carabinieri, e di come l’archivio del boss sparì prima dell’arrivo del procuratore Gian Carlo Caselli.

 

Ma soprattutto la gola profonda avverte i magistrati che sono spiati, che le informazioni su ogni loro azione “sono canalizzate verso la centrale romana”. E di questo sembra ci siano conferme da uno strano episodio avvenuto sul pianerottolo di casa Di Matteo qualche settimana fa: la scorta si accorse di lavori non autorizzati in una cassetta di distribuzione dell’energia elettrica.

 

Ma il documento non finisce qui: afferma che parti di verità sulla trattativa si possono ancora trovare ed elenca nomi di politici, importanti o di secondo piano, della “prima Repubblica”, indica tracce e spunti di indagine. Un documento che scuote palazzi e coscienze e che, storia non nuova nei misteri di Palermo e d’Italia, arriva all’inizio di una difficile campagna elettorale, in un momento di trasformazione di politica e partiti, a pochi mesi dall’elezione per il Quirinale. Che sia dalla parte di chi di indaga o da quella di chi da vent’anni depista, è un’ombra in più su questo scorcio di storia della Repubblica.

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