Da Archimede a Zio Paperone, se la politica diventa fumetto

di Redazione

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Da Archimede a Zio Paperone, se la politica diventa fumetto

| sabato 09 Febbraio 2013 - 17:08

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PALERMO, 10 FEBBRAIO 2013 – Archimede, meno male, lo abbiamo valorizzato, cosi tutto il mondo saprà che era un genio ed era siciliano. Ingaggiare Zichichi non è stato poi così male. Battiato? Non ha idea, per sua stessa ammissione, dei meandri della burocrazia, non sa nemmeno bene dov’è via Notarbartolo a Palermo (sede dell’assessorato) ma ha già sufficiente competenza – tra un concerto e l’altro – per dire che hanno rubato tutti i soldi.

La “gola profonda” che su Si24 ha lanciato un allarme è lo specchio di una situazione di forte disagio che si vive in tutti gli assessorati. Mobilità sì, deportazione no. Oltretutto – ammesso che certe plateali iniziative servano davvero a qualcosa – non è ipotizzabile che un ufficio che cambia dall’oggi al domani il 70% del suo organico possa lavorare da subito con efficacia ed efficienza.

Capiamo bene che siamo in campagna elettorale e che linguaggio, gesti e fatti seguono un percorso anomalo. Proprio per questo si può accettare con benevolenza qualche proclama di troppo, specie sui presunti risparmi che la Regione avrebbe già fatto in questi mesi; si può anche capire la ratio che ha motivato numerose rotazioni di dirigenti generali, o la nomina intempestiva dei commissari della sanità, o la grande foga nel condurre la campagna acquisti a favore del Megafono (roba che nemmeno Raffaele Lombardo…).

Adesso l’ultima trovata, quella di inserire nello Statuto un articolo che specifichi espressamente che la Sicilia ripudia la mafia. Va bene anche questa, a parte la similitudine con la campagna di comunicazione che venne promossa a suo tempo da Totò Cuffaro (e sappiamo com’è finita), figurarsi se non siamo d’accordo su certi valori.

 

Un colpo di teatro dopo l’altro. Con una avidità di potere paragonabile a quella di zio Paperone, mascherata da rivoluzione. Qualcuno applaude, molti storcono la bocca ma sotto campagna elettorale preferiscono glissare e aspettano marzo per un “regolamento” di conti; altri ancora sono stanchi di questo show permanente e prendono sonoramente le distanze.

 

Mentre a Trapani si consuma l’ennesima tragedia della disoccupazione, vorremmo rilanciare nel dibattito pubblico le domande semplici, quelle della gente comune: c’è qualcuno che con senso di responsabilità, vuole parlare di lavoro? Di impresa? Del futuro dei nostri figli? Di cosa mettere in pentola?

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