Lumia al forum di Si24: “Noi protagonisti della vera rivoluzione”

di Redazione

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Lumia al forum di Si24: “Noi protagonisti della vera rivoluzione”

| lunedì 11 Febbraio 2013 - 09:17

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PALERMO,11 FEBBRAIO 2013 – Giuseppe Lumia, senatore uscente del Pd e capolista al Senato de “Il Megafono” è ospite di Si24 per un forum con la nostra redazione.

Quella attuale è per lei una campagna elettorale anomala rispetto alle altre?
“Lo è certamente, è anche un grande momento di verifica del lavoro che fatto in tutti questi anni. È l’occasione per organizzare una campagna elettorale progettuale. Oggi vengono fatte molte promesse false, si mostra il limite della brutta politica, piuttosto che l’energia e la forza dell’Italia. Noi abbiamo un grande progetto vero e realizzabile, stiamo investendo su una campagna elettorale imperniata su quello che il presidente Crocetta sta già facendo in Sicilia e che vorremo proiettare anche a livello nazionale ed europeo.
Una moderna rivoluzione, non la classica rivoluzione dell’ottocento di una ideologia contro un’altra, di un ceto sociale contro un altro. Una moderna rivoluzione che ha come obiettivo il cambiamento. Il cuore di questo cambiamento in Sicilia è trasformare la nostra regione da terra di consumo dei prodotti del nord, da terra da sistema assistenziale, a terra di produzione. Produzione che deve riportare al centro l’agricoltura, il turismo, i beni culturali. E intorno a questo nuovo assetto organizzare nuovo modello di welfare, scuola e università”.

 

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Per Il Megafono queste elezioni possono considerarsi un test di gradimento sui primi mesi di governo Crocetta?
“Oltre che un test, questa competizione elettorale è anche un’occasione di partecipazione, di condivisione della rivoluzione già avviata in Sicilia, una sorta di chiamata alla rivoluzione. Per noi non è solo un test elettorale, che sicuramente andrà bene, ma una occasione ancora più impegnativa, perchè questa rivoluzione non è calata dall’alto ma è organizzata insieme ai cittadini, alle imprese, al volontariato, all’associazionismo, all’antimafia.
Non è la rivoluzione dei pochi eletti, dell’io che ha distrutto la seconda repubblica. È la rivoluzione del noi, perché è il noi che organizza la democrazia, che detta il tempo della politica. Dopo la fine della Prima Repubblica non si è lavorato per capirne i mali, ma ci si è bendati gli occhi e siamo diventati l’Italiettta dell’io, rovinoso e incapace, che ha coinvolto anche il centrosinistra.
Stiamo avviando una rivoluzione che aggredisce i mali della Sicilia, che vuole valorizzare le potenzialità diffuse, che deve camminare con il passo del noi. Il Sud è abituato a erodere la spesa pubblica e trasforma gli enti locali in centri di clientelismo, affari e mafia. Oggi gli enti pubblici sono diventati stipendifici della mediocrità, piuttosto che moderne istituzioni dello sviluppo e della legalità in Sicilia. Ecco perché fa bene il presidente della Regione a “bombardare” la formazione professionale e il settore territorio e ambiente”.

 

In queste elezioni nazionali, troviamo una destra frammentata, il debutto del blocco che fa riferimento al premier Monti, una serie di movimenti che vogliono sfruttare una legge elettorale che consente anche loro di esistere. Un confronto, quindi, ancora più incerto.
“È una campagna elettorale tipica dell’Italietta che siamo diventati, quell’Italietta che abbiamo conosciuto in questi ultimi vent’anni. Una campagna elettorale che rischia di trasformarsi in una farsa, fatta di false promesse, a cominciare da quelle di Berlusconi.
Ma c’è anche la campagna elettorale di chi è consapevole che è in atto una guerra globale. I paesi dell’Europa del Nord l’hanno capito prima e si sono organizzati, oggi noi invece ci troviamo nei guai. Questa guerra combattuta tra l’economia finanziaria e il lavoro rischia di stritolarci, dobbiamo mettere grandi progetti in campo. E noi, infatti, sosteniamo Bersani perché si è schierato dalla parte del lavoro. Del lavoro produttivo, che deve calcare le scene della democrazia. E tutto questo, noi del Megafono lo vogliamo fare a partire dalla Sicilia. Vogliamo chiedere a Bersani premier di trasformare l’Italia in una federazione di terre produttive, ognuna secondo le proprie specificità”.

 

Lei pensa dunque che “Il megafono” avrà una vita anche al di là di queste elezioni?
“Ha già avuto una vita fortunata alle regionali, siamo convinti che l’avrà anche in queste elezioni nazionali. E siamo pronti a proiettarlo anche a livello europeo. Diventerà un movimento stabile, che continuerà a lavorare con il Partito democratico, e non come una stampella, ma come un interlocutore autorevole”.

 

Quando dice “a livello europeo” pensa alle prossime elezioni europee?
“Questo movimento deve restare ancorato al territorio, deve cambiare il cuore della Sicilia. E cambiando il cuore della Sicilia deve cambiare l’Italia. E cambiando il cuore dell’Italia deve cambiare l’Europa. Il nostro progetto è quello di ridefinire l’Unità d’Italia e il patto europeo. Il presidente Crocetta sta chiedendo di cambiarne la logica. Non vogliamo un’Europa che nega le autostrade alla Sicilia, che nega ai pescatori di fare nel migliore dei modi il loro lavoro e che mette in difficoltà i nostri artigiani. Questa non è una buona Europa. Vogliamo aiutare l’Europa a ritrovare il rapporto con i territori che la compongono. Vogliamo che anche l’Europa torni a essere forte, perché ad oggi non tiene il passo della Cina, dell’India, del Brasile”.

 

Lei è d’accordo con la possibilità di una deroga al patto di stabilità?
“Certo, almeno per tutti gli enti locali che investono in infrastrutture. E che promuovono i tagli della spesa corrente incrementando sviluppo. Credo sia un buon modo per crescere senza alimentare clientelismi e criminalità”.

 

Se dovesse essere eletto, quali saranno i tre provvedimenti per lei prioritari?
“La scuola a tempo pieno, innanzitutto, perché l’offerta formativa, senza la scuola a tempo pieno, non mette in condizioni i nostri ragazzi di avere le stesse opportunità dei loro coetanei del Nord Europa e del resto del mondo occidentale.
Una politica di incentivi. Tutti gli incentivi devono giungere alle imprese attraverso il credito d’imposta, premiando quelle che innovano e creano occupazione giovanile in modo stabile. Il meccanismo così diventa automatico e non bisogna strattonare la giacchetta di nessun politico.
Infine, ma non in ordine di importanza, una moderna lotta alla mafia, che faccia quello che in Italia non è stato mai fatto, ovvero sviluppare un’antimafia del giorno prima. È necessario colpire l’auto-riciclaggio e il falso in bilancio perché l’Italia è l’unico caso in Europa in cui questi non sono previsti come reati. Si dovranno riaprire Pianosa e l’Asinara per un 41 bis vero ed efficace. Qualunque reato di mafia, dall’associazione al favoreggiamento, deve avere delle pene della durata di minimo 20 anni e senza sconti. Bisogna rendere obbligatoria la denuncia di richieste estorsive con incentivi senza precedenti, contributivi e fiscali, e non con lo spauracchio del reato penale. Soltanto così la smettiamo con questo gioco continuo di guardia e ladri, oggi ti arresto e domani sei fuori a ricominciare daccapo l’attività delinquenziale. Serve una gestione dei beni confiscati completamente diversa da quella attuata fino a oggi, che è stata fallimentare e inconcludente.
Noi, insomma, abbiamo un’idea sistemica della lotta alla mafia. E chiederemo in Parlamento che si dedichi periodicamente una sessione intera, così che non si debba più agire sull’onda dell’emergenza, ma si promuova un approccio continuativo, ordinato, in cui tutti i ruoli istituzionali possano intervenire per combattere la mafia a tutti i livelli”.

 

In questa campagna elettorale, abbiamo due simboli dell’antimafia contrapposti, Piero Grasso e Antonio Ingroia.
“Più antimafia c’è nella politica e meglio è. Ma dopo le elezioni, l’antimafia non deve dividersi, perché un’antimafia frammentaria e divisa risulta debole. L’antimafia è forte se è progettuale e unita. È un appello a tutti. Noi non faremo l’errore di sentirci i primi della classe. Utilizzeremo la nostra credibilità e la nostra storia, e il sacrificio personale della nostra vita, per ottenere risultati”.

 

Da termitano, immagino che avrà qualche proposta per salvare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese.
“Anche questa è una sfida del nuovo corso del presidente Crocetta. Non stiamo più attendendo che Roma si occupi della vicenda, vista la loro incapacità di fare passi avanti in questi due anni. La Regione deve svolgere un ruolo fondamentale: intanto bisogna parlare di nuovo con Fiat, per verificare se non abbia intenzione di tornare sui suoi passi, dopodiché ci si dovrà rivolgere ad altri vettori internazionali, magari sempre nel settore dell’auto e magari anche competitori della Fiat, senza porci il problema che possano fare male al colosso di Torino in termini di mercato.
Chiunque essi siano troveranno in Crocetta un interlocutorie credibile e in Bersani un premier affidabile. Il governatore non ha intenzione di delegare e seguirà la vicenda direttamente con il nuovo presidente del consiglio”.

 

A proposito di Crocetta che non delega, c’è chi all’interno dell’apparato amministrativo della Regione lo accusa di essere un accentratore e di organizzare “deportazioni di massa”, le cosiddette rotazioni.
“Ci sono dei controrivoluzionari dentro la Regione. Persone che si sono cullati nella collusione mafiosa, nell’inefficienza, negli sprechi, nella inettitudine, nella mediocrità. E oggi naturalmente tentano di screditare il percorso avviato di moderna rivoluzione”.

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