Elezioni politiche 2013 – La roulette russa di Berlusconi e Bersani, la linea di confine tra passato e futuro

di Redazione

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Elezioni politiche 2013 – La roulette russa di Berlusconi e Bersani, la linea di confine tra passato e futuro

| venerdì 22 Febbraio 2013 - 18:45

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PALERMO, 23 FEBBRAIO 2013 – La campagna elettorale che si è chiusa ufficialmente qualche ora fa ha segnato una netta linea di demarcazione con il passato. E’ il dato più significativo che potrà essere consolidato e nello stesso tempo oscurato dal responso delle urne.

Per la prima volta lo stile tradizionale – dal fac simile al poster stradale, dalle cene ai circoli – è stato nettamente soppiantato. E, a naso, minore è stato l’impiego di capitali come se l’eccesso di visibilità fosse stato valutato come fattore negativo dagli strateghi del marketing. L’equazione più denaro speso uguale spreco ha ispirato un low profile che ha sedotto tutti i partiti, nonostante il risultato finale sia ancora parecchio incerto.
C’è stata la riscoperta della piazza, ma con oculatezza, perché proprio in piazza si sono bruciate, ancor prima del voto, le speranze di alcune liste (attenzione, non partiti…) incapaci di movimentare flussi se non appena sufficienti alla briscola in cinque. Invece, ha fatto il pieno la piazza virtuale che, al netto dei numeri taroccati, è stato luogo di confronto, di incontro e di scontro. Sulla scia di Grillo tutti gli aspiranti premier sono andati in rete e non sempre con risultati lusinghieri. Del resto meno soldi spesi meno professionisti in campo, largo al fai da te, specie nelle periferie dove i candidati (persino quelli al debutto) si sono improvvisati esperti in comunicazione. Del resto, la comunicazione è ormai assieme al calcio, al sesso e all’oroscopo, la parola più abusata nelle chiacchiere da bar. Ma se Grillo, via web, si rivolge al suo popolo di riferimento, non tutti possono dire di avere appeal, argomenti e mezzi adeguati per rivolgersi ai frequentatori dei social network.
E’ stata la campagna di twitter e della crisi della tv, snobbata ed evitata come la radio a fine anni ’70. Sono stati i giorni di Grillo che, comunque vada, lunedì sera avrà vinto. Estremo paradosso: avrà vinto ancor più nettamente se non supererà la soglia indicata dagli ultimi sondaggi che gli consentirebbe di gustarsi il trionfo, essere condizionante ma al riparo da pesanti responsabilità. Una roulette russa, invece, per Bersani e Berlusconi. Chi perderà, a casa per sempre. Non così per Monti: non ha i numeri per far passare da solo la sua linea, possiede titoli e credibilità internazionale per ruoli istituzionali prossimi futuri. La prova delle urne sarà però determinante per i suoi alleati di lista: anche per Casini e Fini, se i numeri non saranno generosi, si profilerebbe l’ultimo giro di valzer. E la correlata sbronza del Berlusca che pagheremmo per vedere dal vivo.
Ingroia si gioca la sua personale finale di Champions: se vince entra nella storia e avrà dato un senso alla sua missione riportando in Parlamento, oltre alla sua porzione di società civile, una rappresentanza di quella sinistra data per dispersa. E se non ce la farà? Lui in Guatemala, Di Pietro in Molise, Orlando e De Magistris sindaci ci restano ma un po’ meno forti.
E poi quanti altri protagonisti sul filo del rasoio: dalla Sudtiroler che torna a sinistra (non senza polemiche), alla destra frazionata (forse troppo) in tanti pezzetti, con il rischio di non vedere più nei tg gente del calibro di Gasparri e La Russa, Briguglio e Granata (per restare in Sicilia). E che dire di Miccichè e Lombardo che devono sperare nel miracolo di san Silvio per avere un ruolo oltre che un seggio. Il partito del Sud non sembra impresa facile da realizzare, figurarsi percorrendo la strada dell’opposizione da Palermo sino a Roma. Brividi anche per Samorì che da candidato alla guida del centrodestra deve fare i conti con la soglia di sbarramento puntando sulla voglia di rivincita, specie in Sicilia, di una parte della vecchia dc il cui cuore continua a pulsare in ogni Comune dell’Isola.
Responsabilità non meno pesanti sulle spalle di Rosario Crocetta: dicono – e forse non sbaglia chi lo sostiene – che la vittoria di Bersani passerebbe dalle sue mani, che i voti del suo Megafono sarebbero essenziali per il successo al Senato che consegnerebbe il Paese al leader del Pd. Una prova non da poco per il Governatore, la serenità della sua Giunta appare certamente legata all’esito di lunedì.
Un passaggio extra territoriale su Oscar Giannino: esattamente trenta giorni fa un hacker gli aveva scippato di mano l’account siciliano di twitter, forse pregustando un affare. Oggi il foglio con registrazione e password l’ha già buttato nel cesso. Proprio ciò che Giannino ha fatto con Fare…
Di sondaggi non si può più parlare, numeri ovviamente ne circolano anche in queste ore, più o meno concordanti nei dati essenziali. Ne resta uno, di dato, che gli specialisti fanno girare sottovoce: è quello relativo all’astensionismo mascherato dalla voce “indecisi”. Il 23 gennaio scorso spiegavamo, con le parole di un esperto, l’insidia che si nasconde dietro questa cifra, troppo alta per non creare fastidio all’analisi demoscopica. E alla democrazia.

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