Scandalo 118, Scoma: “È una sentenza politica”. Cascio e Cimino: “La decisione la prese Pistorio”

di Redazione

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Scandalo 118, Scoma: “È una sentenza politica”. Cascio e Cimino: “La decisione la prese Pistorio”

| giovedì 28 Febbraio 2013 - 15:06

scoma-francesco

PALERMO, 28 FEBBRAIO 2013 – “Una sentenza squisitamente politica”. È così che il neo eletto senatore Francesco Scoma, del Pdl, definisce la condanna della Corte dei Conti di ieri pomeriggio sul caso 118. E gli ex assessori Francesco Cascio e Michele Cimino aggiungono: “In quella Giunta, all’epoca dei fatti, abbiamo soltanto preso atto delle decisioni dell’allora assessore alla Sanità, Pistorio”.

“Una sentenza – continua Scoma – che viola il nostro diritto di voto libero e indipendente nella nostra attività di componenti di Commissioni legislative. Tra l’altro, si crea un grave precedente: ogni parlamentare regionale, da oggi, dovrà stare attento a come vota nelle sedute di Commissione, perchè quel voto potrà essere usato contro di lui in sede giudiziaria”.

 

Il deputato regionale del Popolo delle libertà, che presto lascerà il seggio a Palazzo dei Normanni per quello di Palazzo Madama, dice di essere “basito” di fronte a una sentenza che ha totalmente rovesciato quella di primo grado, in cui gli onorevoli e gli assessori coinvolti erano stati tutti assolti. “Troppo politico come giudizio – chiosa Scoma. – E poi non capisco come mai nessun dirigente del 118 sia stato ascoltato dalla Corte dei Conti, nè in primo nè in secondo grado”.

 

Tra l’altro, in un comunicato congiunto, gli ex assessori al Turismo, Francesco Cascio; alla Cooperazione, Michele Cimino, e al Lavoro, Francesco Scoma, precisano che “in merito al procedimento di affidamento del servizio 118, abbiamo solo preso atto, all’interno di quella Giunta, di una proposta dell’allora assessore alla Sanità, Giovanni Pistorio, peraltro, confermato da tutti gli assessori che si sono succeduti. Quindi, non abbiamo avuto nulla a che fare con un coinvolgimento diretto nella questione”.

 

“Lascia, inoltre, amareggiati – aggiungono Cascio, Cimino e Scoma – che dopo essere stati assolti in primo grado con una sentenza della Corte dei Conti che respinge la fondatezza della questione, oggi in secondo grado, non si tenga neppure conto della relazione istruttoria del dirigente del servizio ispettivo della Finanza Pubblica dello Stato, il quale, chiamato come perito di parte della Procura in primo grado, con riferimento alla situazione riscontrata anche nella nostra regione, deponeva a favore dell’aumento di questo personale, dichiarando che “per garantire la presenza nell’arco delle 24 ore di un autista e di un soccorritore è necessaria la disponibilità di 5/6 autisti soccorritori e di 5/6 autisti per un numero complessivamente pari a 10/12 addetti”.

 

“Ci chiediamo – concludono i tre ex assessori – come sia possibile passare da un’assoluzione in primo grado ad una condanna in secondo, senza che si consideri minimamente che non solo non eravamo assessori al ramo all’epoca, ma peggio ancora come la Procura non tenga conto neppure delle risultanze dei propri periti di parte”.

 

Non esiste un terzo grado di giudizio per la giustizia contabile, “ma – annuncia Scoma – utilizzeremo tutti insieme ogni strumento a nostra disposizione per difenderci da questa sentenza politica. E, se necessario ricorreremo anche all’Alta Corte di Giustizia di Strasburgo”.

 

 

 

 

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