Comincia il Conclave. E se dopo 1300 anni il nuovo Papa fosse un siciliano?

di Redazione

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Comincia il Conclave. E se dopo 1300 anni il nuovo Papa fosse un siciliano?

| lunedì 11 Marzo 2013 - 18:46

piazza-san-pietro

PALERMO, 12 MARZO 2013 – È il giorno del Conclave chiamato a eleggere il successore di Benedetto XVI. Alle 16,30 la processione dal complesso di Santa Marta fino alla Sistina, chiusa dal cardinale Giovanni Battista Re, il più anziano dell’ordine dei vescovi. Poi l'”Extra Omnes” e dentro la Cappella Sistina resteranno solo i 115 cardinali aventi diritto al voto. In serata la prima fumata. 

 

Tra il serio e il faceto i fedeli siciliani si chiedono: e se il Papa fosse un siciliano? L’unico presente in Conclave è il Cardinale Paolo Romeo, nativo di Acireale, 75 anni, arcivescovo e Primate di Sicilia, noto per avere previsto con largo anticipo le dimissioni di Papa Ratzinger. Alla guida della Sicilia è succeduto al cardinale Salvatore De Giorgi il 10 febbraio 2007. Il 20 novembre 2010 papa Benedetto XVI lo ha nominato Cardinale.

 

Papa Romeo potrebbe significare una sorta di rottura e allo stesso tempo una scelta “di frontiera” e di diplomazia, nella tradizione millenaria dei siciliani con responsabilità di potere terreno e “non terreno”. Tra i candidati italiani ha tutte le caratteristiche dei candidati “non-italiani”, quelle appunto d’operare in un territorio dove la fede cristiana si confronta con altre fedi e di avere una carriera ecclesiastica che lo ha portato in luoghi complessi del mondo di oggi: Filippine, Venezuela, Haiti, Ruanda, Burundi.

 

L’elezione di un Papa come il Cardinale Romeo rappresenterebbe l’ascesa al soglio di Pietro di un uomo di Chiesa che ha operato in una terra, la Sicilia, che è al tempo stesso baluardo della cattolicità e terra di confine tradizionalmente aperta alle “contaminazioni” di tutte le religioni e di tutte le culture mediterranee, storicamente isola di confronto e dialogo tra varie fedi (soprattutto tra quella musulmana e quella cristiana) e perno del confronto tra mondo della Chiesa occidentale e mondo della Chiesa orientale ortodossa, come le vicende dell’ultimo Papa siciliano dimostrano.

L’ultimo grande Papa siciliano, dei quattro della storia, fu nominato più di milletrecento anni fa. Fu Papa Sergio I, per la precisione San Sergio, palermitano d’origine siriaca, che regnò dal 687 al 701 dopo Cristo: nell’Alto Medioevo e cioè in un mondo profondamente diverso da quello di oggi. Nato nel 650, fu eletto Papa a soli 37 anni. Per dare un’idea, il cardinale più giovane del conclave di oggi ha 53 anni.

Papa Sergio I non fu un papa qualsiasi. A lui si deve l’introduzione di una modifica fondamentale alla Santa Messa e cioè l’introduzione del canto “Agnello di Dio”. Ma non solo. Fu un Papa “indipendentista”, nel senso teologico del termine, ma che a quell’epoca si mischiava, purtroppo, anche con il senso politico, terreno e di “potere temporale”.

 

Papa Sergio lottò infatti per l’indipendenza della Chiesa di Roma dal volere dell’imperatore di Bisanzio che ancora aveva un peso molto forte nelle vicende politiche, economiche e teologiche del Mediterraneo e oltre. All’epoca, l’imperatore bizantino Giustiniano II aveva inviato a Roma il generale Zaccaria con le sue truppe per costringere il Papa siciliano Sergio a firmare le deliberazioni del concilio di Trullo (detto anche Concilio Quinisesto) che non erano accettate dal Papa per motivi teologici. Ci fu una battaglia e i bizantini di Zaccaria furono sconfitti. Ma Papa Sergio I salvò ugualmente la vita al generale bizantino sconfitto, inaugurando una fase della storia che andò verso il dialogo tra cristiani occidentali e orientali, e scongiurò ancora per alcuni secoli il Grande Scisma o Scisma d’Oriente.

 

L’elenco completo dei papi siciliani comprende anche Agatone (dal 678 al 681), Leone II (682-683) e Stefano III (dal 768 al 772).

Romeo, per la verità, non è tra i “papabili”. Secondo i bookmaker, il favorito è l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, lombardo, nato provincia di Lecco, nel 1941. E’ dato vincente con quote molto basse (11 a 4 da William Hill e tre a uno da Paddy Power). Al secondo posto, il ghanese Peter Turkson (quotato 7 a 2 sia da William Hill che da Paddy Power): Turkson, se eletto, sarebbe il primo Papa di colore della storia. Al terzo posto un altro italiano, Tarcisio Bertone. Ma i papabili italiani sono comunque dati tutti per “poco probabili” dai media.

Ecco tutti i numeri del Conclave. I cardinali sono 115. Ben 28 sono italiani. La maggioranza (59) sono europei. 19 sono sudamericani, 14 nordamericani, 12 africani, 10 asiatici e uno proviene dall’Oceania. Dopo l’Italia, le nazioni più rappresentate sono gli Stati Uniti con 11 cardinali, seguono la Germania con 6; quindi Brasile, Spagna e India con 5 cardinali ciascuno, seguite da Francia e Polonia con 4 cardinali ciascuno.

I cardinali elettori inizialmente erano 118, ma il cardinale ucraino Ljubomyr Huzar ha compiuto 80 anni e non potrà più far parte del conclave per raggiunti limiti di età e hanno rinunciato a partecipare il cardinale indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja per motivi di salute, e il cardinale scozzese Keith Michael Patrick O’Brien, per “condotta sessuale inadeguata”.

Il più anziano è il tedesco Walter Kasper, che ha compiuto 80 anni il 5 Marzo e quindi dopo l’addio di Benedetto XVI. Il più giovane è l’indiano Baselios Cleemis Thottunkal che ha 53 anni. 

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