Province, presentati 194 emendamenti al nuovo testo. Malafarina: “No a intromissioni inopportune”

di Redazione

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Province, presentati 194 emendamenti al nuovo testo. Malafarina: “No a intromissioni inopportune”

| mercoledì 13 Marzo 2013 - 12:23

malafarina-antonio

PALERMO, 13 MARZO 2013 – Il termine scadeva alle 12.30 e puntuali sono arrivati gli emedamenti, 194 in tutto per “limare” il nuovo testo della riforma delle Province. La nuova bozza è quella predisposta dal presidente della I Commissione, Marco Forzese, tre articoli in tutto che rivedono le norme proposte dal governo Crocetta, tenendo conto delle osservazioni del commissario dello Stato Carmelo Aronica

 

Forzese accelera comunque sull’approvazione, entro stasera il disegno di legge potrebbe arrivare in aula nonostante la gran mole di emendamenti. “La I Commissione si riunirà a breve dice Forzese – ed avrà un testo di riscrittura, da me firmato, sul quale sono stati presentati 194 emendamenti. È comunque indispensabile che stasera il ddl approdi in Aula per avviare il dibattito. Con il mio testo si garantisce l’abolizione delle Province, voluta dal presidente Rosario Crocetta, e il rinvio del turno elettorale. La Sicilia avrà così l’opportunità di essere la prima regione d’Italia ad abolire tali enti”.

 

Un nuovo testo dunque che dovrebbe mettere tutti d’accordo anche se Antonio Malafarina, parlamentare del gruppo Crocetta all’Ars “bacchetta” il commissario Aronica sottolineando che “non sono opportune le intromissioni da parte del Commissario dello Stato fino a quando il disegno di legge non viene approvato dall’aula”. 

 

Preannuncia il suo no alla riforma Pippo Gianni, deputato del Centro Democratico. “”C’è il rischio che il ddl province si trasformi in una legge farlocca. Le premesse di questi giorni fanno comprendere che addirittura si usa questa norma per aumentare il numero delle province da 9 a 11, e forse più. Chiedo al presidente Rosario Crocetta e al presidente Ars, Giovanni Ardizzone, di far conoscere, nel dettaglio, l’esatto ammontare del risparmio ovvero dell’aumento dei costi per sostenere i liberi consorzi”. E Gianni sottolinea un altro passaggio dubbio della legge: “Ribadisco – aggiunge – che la legge 9/86 istituisce le province come già liberi consorzi e trovo assurdo che oggi, invece, non si parli di riduzione di costi per le indennità di carica, gettoni di presenza e consigli di amministrazione di società controllate (Ato idrico, Ato rifiuti, Case popolari, Aeroporti). Io questa legge la boccerò. Non mi lascerò trascinare nella demagogia senza avere i conti certi sui costi reali di questa presunta riforma”.

 

No a nuovi carrozzoni e tutela dei lavoratori, è l’appello della Cgil: “Sul tema delle province non si può adesso tornare indietro, la riforma va fatta facendo però attenzione a non creare nuovi mostri – dice Ferruccio Donato, reggente della Cgil Sicilia – . Si tratta di una previsione dello Statuto su cui anzi scontiamo ritardi. Il problema deve essere adesso quello di garantire una transizione che non determini impasse istituzionale, che tuteli il personale, che tenga conto dei bisogni della collettività”. Secondo Donato “la partita va vista non solo sotto il profilo dei possibili risparmi, ma soprattutto sotto quello dell’ottimizzazione dei compiti e delle funzioni amministrative in rapporto al territorio e agli altri enti locali. In ogni caso – conclude – bisogna evitare che vengano creati nuovi carrozzoni”.

 

Di riforma necessaria ma meditata parla il senatro del Pdl Antonio d’Alì che suggerisce anche dei correttivi: “La riforma delle Province in Sicilia va meglio meditata. Essa rappresenta comunque una grande occasione per individuare i veri centri di spreco e di potenziale semplificazione”. D’Alì punta, come vero elemento di risparmio sulla spesa pubblica, alla fusione tra comuni in grandi aree metropolitane e ha trasmesso ai deputati regionali siciliani del PdL una nota con alcuni possibili emendamenti per giungere alla fusione tra comuni e ridurre in tal modo spese e burocrazia.
“Ciò che bisogna perseguire – aggiunge – è l’interesse dei cittadini, non solo degli apparati; non possiamo ribaltare il risparmio pubblico, di per sè importante, su un aumento dei costi per i cittadini. Ridurre l’eccessivo numero di comuni e di burocrazie comunali, che potrebbero essere accorpate in contesti omogenei unici e non consortili, potrebbe essere il punto di congiunzione tra risparmio pubblico ed efficienza dei servizi e semplificazione, e quindi risparmio delle famiglie”.

 

 

 

 

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