Quando l’artigianato è uno stile di vita: tuffo nella tradizione col “filobizzarro”

di Redazione

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Quando l’artigianato è uno stile di vita: tuffo nella tradizione col “filobizzarro”

| mercoledì 13 Marzo 2013 - 15:34

tombolo

Creativitàpassione, tanta fantasia. E ovviamente voglia di divertirsi. Ecco la ricetta per coniugare un hobby tipicamente casalingo con il desiderio di una espressione creativa che possa perfino trasformarsi in lavoro.

 

Possiamo catalogarlo alla voce “artigianato” o come passatempo da salotto. Ma è comunque un’arte, di certo controcorrente in un mondo che va sempre più in direzione della tecnologia, della velocità e della scoperta di nuovi mondi. Ma per le nuove generazioni, abituate al digitale, all’ipad, all’ipod, al power point o al tablet, anche il tombolo e il merletto possono rappresentare un universo da scoprire. Perfino utile come fonte di reddito.

 

Quella che raccontiamo è l’esperienza semplice ma al contempo intrigante di tre amiche (Brigida, Pia e Silvana) che tra una chiacchiera e l’altra hanno iniziato a mettere a frutto la loro originale creatività. Si sono date un nome, “Ilfilobizzarro”, quasi fosse un gruppo di musica rock. Con tanto di tournee.

 

Com’è iniziata questa avventura?
Ci conosciamo da tanto tempo – racconta Brigida – e ci siamo sempre divertite a creare degli oggetti per noi e le nostre figlie. Abbiamo notato che quello che realizzavamo piaceva e sono iniziate le prime richieste. Un giorno ci è stata data l’opportunità di partecipare a una fiera dell’artigianato e non ci siamo più fermate.

 

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Perché il nome Ilfilobizzarro?
Il filo è il materiale che usiamo più spesso. Da quello sottile per fare il tombolo al filo della lana, dalla corda alla plastica, passando per quello invisibile a volte usato in modo davvero bizzarro.

 

Creatività o manualità: cos’è più importante?
Sono entrambe importanti. Con una differenza fondamentale: la manualità si affina con il tempo e ognuno si specializza e studia tecniche nuove e diverse, la creatività è un dono e credo sia ciò che fa la differenza.

 

Da dove prendete l’ispirazione?
Ci guardiamo intorno, cercando un suggerimento in ogni cosa, dalla forma di un fiore a un oggetto dimenticato in un cassetto. Tutto può essere reinventato e ogni cosa può ispirare se si impara a osservare.

 

Qual è il desiderio di chi coltiva un hobby come questo?
Sicuramente uno spazio tutto per sé, un piccolo universo dove poter trovare tutto quello che ti serve: pizzi, merletti, tessuti, oggetti per il riciclo. Un caos dove sentirsi a proprio agio.

 

Cosa pensi invece che possa servire alla comunità di artigiani creativi di cui fate parte?
Che si organizzino delle manifestazioni e delle fiere dedicate al settore come succede da Roma in su. Momenti di incontro dove parlare con le aziende per i materiali, confrontarsi con altri artigiani e partecipare anche a corsi specifici.

 

Il futuro sarà “fatto a mano”?
Spero almeno una parte. Dovremmo provare a insegnare alle nuove generazioni non solo come si usa il computer ma anche ad attaccare un bottone, cucire l’orlo dei pantaloni o coltivare un piccolo orticello.

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