Discriminazione sessuale a Palermo: la Banca mette il silenzio in cassaforte

di Redazione

» Cronaca » Discriminazione sessuale a Palermo: la Banca mette il silenzio in cassaforte

Discriminazione sessuale a Palermo: la Banca mette il silenzio in cassaforte

| venerdì 15 Marzo 2013 - 15:20

sportello bancario

PALERMO, 15 MARZO 2013 – L’agenzia del Banco popolare siciliano di via Messina a Palermo è quasi deserta. Soltanto due persone in attesa del loro turno all’unico sportello aperto. Le facce dei dipendenti sono scure, tese. È qui che ieri una di loro ha aggredito verbalmente due clienti omosessuali. “Voi non siete uomini, siete froci“, avrebbe detto.

Quando mi presento come giornalista, nessuno di loro si stupisce di vedermi lì. Hanno letto i nostri servizi già ieri e poi i quotidiani di oggi, sanno che l’agenzia in cui lavorano è nell’occhio del ciclone. Busso alla porta di un ufficio, mi accolgono, gentili ma diffidenti.

Mi ascoltano spiegare che vorrei conoscere il punto di vista della loro collega: magari esiste una ragione per cui ha perso il controllo, per cui la rabbia è montata fino a farle perdere la consapevolezza di ciò che diceva. Insomma, per ogni storia è sempre bene sentire tutte le campane.

Ma una campana non suona. “Non siamo autorizzati a parlare. Deve sentire il nostro ufficio stampa presso la sede legale”, si giustificano.
Esco, dunque, lasciandoli impegnati nella routine quotidiana.

Chiamo, come mi hanno suggerito, l’ufficio stampa del Banco popolare, che ha sede a Verona, e porgo le mie domande. Sono cortesi, disponibili. Ma la campana continua a non suonare. “Dobbiamo ricostruire l’accaduto prima di rilasciare dichiarazioni”, dicono.

 

È inutile insistere ancora. Verona è lontana da Palermo. Quello che è realmente accaduto probabilmente lo sapranno sempre e soltanto i tre soggetti coinvolti in questa vicenda: i due medici omosessuali e la bancaria. La sede legale della banca, gli avvocati delle parti, il giudice: tutti proveranno a ricomporre le fasi del diverbio, ma resterà comunque un’impresa molto complicata.

 

Però mi domando: di fronte a una mancanza di rispetto così spiacevole, di fronte a una dimostrazione di omofobia così esplicita, non sarebbe dovuta arrivare già ieri sera la versione ufficiale della banca, qualunque essa sia, dalle scuse a eventuali motivazioni a discolpa dell’impiegata? Insomma, non si tratta di un fatto abbastanza grave da richiedere l’immediata attenzione dei vertici dell’istituto bancario?

 

Perchè una cosa è certa: talmente odiosa è l’accusa che non può e non deve essere un fatto su cui far calare il silenzio.

Edizioni Si24 s.r.l.
Aut. del tribunale di Palermo n.20 del 27/11/2013
Direttore responsabile: Maria Pia Ferlazzo
Editore: Edizioni Si24 s.r.l.
P.I. n. 06398130820