PALERMO, 4 APRILE 2013 – Rischia di aprirsi un fronte di polemica sul tema della sanità e in particolare sui punti nascita. La miccia l’ha accesa il presidente della Commissione Sanità all’Ars, Pippo Digiacomo, Pd, che dice: “Non appaiono chiari i criteri di scelta della Giunta. Martedì prossimo ne discuteremo con il Governo”.
La vicenda era diventata estremamente popolare durante il governo Lombardo per la decisione di chiudere tutti i punti nascita della Sicilia con meno di 500 parti annui, aderendo alle precise indicazioni del Ministero della Salute. Un provvedimento che aveva scatenato parecchie polemiche delle comunità interessate ma che aveva invece ricevuto il consenso pieno delle associazioni nazionali dei pediatri e dei ginecologi.
La settimana scorsa il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha annunciato l’approvazione del piano di ottimizzazione dell’assistenza sanitaria che in pratica consente il mantenimento in vita dei punti nascita di Lipari, Pantelleria, Mistretta, Bronte, Nicosia, Mussomeli e della casa di cura Attardi di Santo Stefano di Quisquina. Un provvedimento per certi versi sorprendente, in chiara discontinuità con il passato.
“E’ necessario – sottolinea Digiacomo – individuare chiari criteri di scelta che giustifichino la deroga per alcune strutture e la conseguente esclusione di altre realtà per le quali la scelta potrebbe, altrimenti, apparire discriminante. Il provvedimento del governo comunque dovrà avere come obiettivo primario la tutela della salute e la salvaguardia dell’incolumità di partorienti e nascituri”.
Tradotto: perchè alcuni sì e altri no? E difatti, alcune comunità escluse dalla deroga (in primis Corleone) hanno già fatto sentire le prime lamentele che sfocieranno quanto prima in nuove vivaci polemiche.
Ma le polemiche arriveranno anche dall’Aogoi (l’associazione dei ginecologi italiani)e dalla Sigo (società italiana ginecologia e ostetricia) che avevano sostenuto il provvedimento coraggioso che portava la firma dell’allora assessore alla Salute Massimo Russo.
Quel provvedimento era stato giudicato importantissimo, in una Regione che ha fatto sempre registrare percentuali troppo alte di mortalità perinatale: secondo i professionisti, la chiusura dei punti nascita avrebbe consentito ai medici migliori condizioni di lavoro e un margine di sicurezza molto più ampio per le madri e i bambini.