Le surreali “Strade perdute” di William Marc Zanghi in mostra a Palermo

di Redazione

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Le surreali “Strade perdute” di William Marc Zanghi in mostra a Palermo

| sabato 13 Aprile 2013 - 08:00

Un'opera di William Marc Zanghi

PALERMO, 13 APRILE 2013 – “Strade perdute“, la nuova mostra personale di William Marc Zanghi, artista italo-americano considerato uno degli esponenti più interessanti della pittura contemporanea, arriva a Palermo il 18 aprile.

Una collezione, “Strade perdute”, che rappresenta un momento di svolta nella ricerca artistica di Zanghi, lavori inediti che comporranno un’esposizione innovativa di grande qualità artistica e potenza visiva.

Il progetto, pensato appositamente per la galleria palermitana Rizzuto Arte, comprende nuove grandi tele, un lavoro scultoreo in poliuretano espanso e una serie di paesaggi visti a “volo d’uccello” realizzati per la prima volta su carta.

 

William Marc Zanghi

Nella nuova produzione William Marc Zanghi porta alle estreme conseguenze alcuni elementi formali che spiazzavano e disorientavano lo spettatore all’interno dei suoi quadri precedenti, e si interroga esplicitamente sulla origine di tali elementi. I nuovi lavori, infatti, hanno come protagonisti strane creature dalle sembianze umane, bizzarre teste antropomorfe che inspiegabilmente si ritrovano in territori sempre al limite tra terra e acqua.

Il titolo “Strade perdute” è un libero riferimento al film di David Lynch uscito nel 1997: l’associazione a questo regista è da attribuire anche alla sua predilezione a narrare gli aspetti surreali presenti nel quotidiano, attitudine che William Marc Zanghi da sempre cerca di far emergere con i suoi paesaggi.
La mostra sarà inaugurata giovedì 18 aprile, alle ore 19.00, alla Galleria RizzutoArte di Palermo (via Monte Cuccio 30).

Come scrive nel testo in catalogo il critico e curatore della mostra, Lorenzo Bruni: “Nell’ultima produzione di Zanghi, le “Strade perdute” non sono quelle fisiche o psicologiche del singolo osservatore, ma quelle ignorate a livello allegorico e simbolico dalla dimensione collettiva. Infatti, il dato di fatto che sembra emergere è che oggi la società, che può essere in contatto con tutti e tutto ma presente a niente, si manifesta in una stasi galleggiante e apatica. Le opere di Zanghi – conclude Bruni – puntano a sublimare questo vuoto per mezzo di un pathos ironico con cui solleva, con voce lieve e forse inconsapevole, domande legate a cosa sia un oggetto d’arte e il suo ruolo nella nostra società”.

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