Pantelleria, la storia di Adela: costretta a nascondersi per partorire

di Redazione

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Pantelleria, la storia di Adela: costretta a nascondersi per partorire

| martedì 16 Aprile 2013 - 14:06

Chiusura punti nascita

PANTELLERIA, 16 APRILE 2013 – Adela, romena residente a Pantelleria, non aveva i soldi per raggiungere Trapani o qualsiasi altra città della terraferma per partorire, dopo la chiusura del punto nascita dell’isola. Così, giunta all’ottavo mese di gravidanza, si è nascosta e ha aspettato l’ultimo momento per andare in ospedale e dare alla luce il suo bambino, evitando il trasferimento coatto. E non è la sola, secondo Zeroviolenzadonne.

 

Denuncia la onlus: “Non si può costringere le donne a “trascorrere l’ultimo periodo di gravidanza lontane da casa, accompagnate dai mariti che così sono costretti a perdere giornate di lavoro, in un momento come questo. Il costo della trasferta comprese le spese di viaggio, è stimato in almeno 1.500 euro per ogni partoriente”.

 

“E allora succede – racconta Giulia, attivista di Zeroviolenzadonne – che alcune donne in gravidanza, arrivate all’ottavo mese si nascondono per evitare il trasferimento coatto, come accaduto ad Adela. Adesso tocca alla politica siciliana decidere se riaprire 7 dei 28 reparti di maternità chiusi in Sicilia, come proposto dal nuovo governo Crocetta. Intanto le isolane stanno facendo una colletta per organizzare a Palermo una manifestazione contro la chiusura del punto nascita, in attesa che il ministero della Salute decida se riaprire”.

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