Juve campione. Palermo, due rimpianti: l’arbitro e Faurlin

di Redazione

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Juve campione. Palermo, due rimpianti: l’arbitro e Faurlin

| domenica 05 Maggio 2013 - 12:15

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PALERMO, 5 MAGGIO 2013 – Non regala niente la Juve nel giorno del suo secondo scudetto consecutivo dell’era Conte. Ai regali ci ha pensato Romeo, arbitro particolarmente benigno nel concedere ai neo campioni d’Italia quel gol che ha chiuso una partita che i torinesi non riuscivano a sbloccare. 

 

E il Palermo torna all’epoca dei rimpianti, autentico tormentone di questa stagione. Una prestazione attenta sotto il profilo tattico, mutilata dalla precaria condizione fisica dei suoi unici talenti, forse poco agguerrita per venire fuori dallo Juventus Stadium con quei punti che sarebbero stati determinanti in ottica salvezza. La sconfitta poteva anche starci, ma la dinamica dell’episodio determinante e l’occasione sprecata da Faurlin al 94′ accrescono l’amarezza per un risultato che rischia di vanificare la rincorsa dell’ultimo mese.

 

Le scelte di Sannino sono lo specchio del momento:obbligate e coraggiose. Contro la Juve che prepara la festa scudetto, il tecnico rosanero scaccia la tentazione di concedere riposo a Miccoli e Ilicic alla vigilia del turno infrasettimanale e della successiva e più abbordabile trasferta di Firenze.

 

Panchina per Dossena che paga la sua condizione non brillante e la maggiore predisposizione a difendere di Garcia, spazio sulla corsia destra per Nelson.

 

PRIMO TEMPO
L’inizio è all’insegna del furore juventino, Vidal e Pogba fanno valere la superiorità fisica, Pirlo la precisione delle sue giocate. Fa fatica il centrocampo del Palermo a contenere il potere tecnico, stilistico e atletico degli avversari che, non per niente, si sono presentati all’appuntamento con 48 punti di vantaggio.

Rios è l’uomo chiamato a dettare il pressing ma la posizione prudente di Barreto e Kurtic vanifica ogni buona intenzione. Il Palermo è quindi costretto a difendere sulla propria trequarti esponendosi al rischio delle percussioni esterne di Asamoah e Lichtsteiner.

 

Il possesso di palla della Juve è insistito, l’obiettivo è aprire crepe nella diga del Palermo che dopo i primi 15′ comincia a soffrire meno pur non riuscendo a creare pericolosi ribaltamenti di fronte. Solo in una circostanza un’invenzione di Ilicic ha creato una buona opportunità che Nelson ha vanificato ignorando lo smarcamento di Miccoli al limite dell’area. Il Palermo concede poco ma poco costruisce preferendo non sguarnirsi piuttosto che cercare l’avventura in avanti. Ilicic non è quello delle ultime uscite, la sua condizione atletica, del resto, non consente spreco di energie. Un atteggiamento giustificabile ma che toglie al Palermo la maggior parte del suo potenziale.

 

E questa non è squadra che può consentirsi, specie in un frangente simile e contro la Juve, di rinunciare all’apporto di due uomini – oltre a Ilicic anche Miccoli è a rendimento parziale – per ridotte possibilità fisiche. Tuttavia poche sono le opportunità lasciate alla Juve, la più eclatante sprecata al 28′ da Vucinic, bravo a scattare alle spalle di Donati, poco abile a scavalcare Sorrentino centrato in pieno dalla sua conclusione rasoterra.

 

Il finale del tempo è vivace, la Juve cerca l’aggiramento esterno ma a ritmo blando, il Palermo crea qualche apprensione con i calci da fermo. La sensazione dei primi 45′ è che, come altre volte in questo campionato, la conta degli episodi favorevoli determinerà il risultato.

 

SECONDO TEMPO

 

I primi minuti della ripresa sono la fotocopia della partenza: Juve schierata nella metà campo rosa, Palermo attento alla copertura ma pronto a proiettarsi in contropiede. Al primo tentativo Miccoli sfiora il colpaccio: il suggerimento di Ilicic è preciso, abile il capitano a eludere la barriera di Chiellini e a incrociare la battuta di sinistro che centra il palo di Buffon.

 

Al 12′ Donati ci ricorda ancora una volta che non è difensore e l’arbitro perchè ancora si parla di sudditanza psicologica: contatto tra l’ex barese e Vucinic, rigore da saldi di fine stagione magistralmente realizzato da Vidal.

 

Sempre poco gradevoli le polemiche sulle decisioni arbitrali ma viene difficile non pensare che a parti invertite il fischio si sarebbe strozzato in gola. La reazione del Palermo è ragionata ma poco incisiva, tanto da suggerire a Sannino di togliere Miccoli e inserire Hernandez, una mossa che non toglie equilibrio allo schieramento iniziale ma che non varia l’inerzia di una partita pesantemente in salita.

 

L’ingresso quasi simultaneo di Faurlin e Dybala garantisce forze fresche a Sannino, ma è una mossa che tuttavia non sortisce alcun effetto. La Juve controlla agevolmente la partita e i suoi ritmi, anche in inferiorità numerica per l’espulsione di Pogba reo di uno sputo ad Aronica. Al 42′ Peluso mette giù Donati in area, una trattenuta ignorata persino dal giudice di porta che ha la scena in visione frontale. 

Non era a Torino che bisognava cercare punti salvezza ma perdere così una partita e forse anche le speranze di salvezza fa tanto ma tanto male. 

 

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