Rifiuti, traffico e smaltimento illecito: decapitati i vertici di Kalat ambiente. Quattro arresti

di Redazione

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Rifiuti, traffico e smaltimento illecito: decapitati i vertici di Kalat ambiente. Quattro arresti

| venerdì 10 Maggio 2013 - 10:36

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CATANIA, 10 MAGGIO 2013 – I carabinieri della Compagnia di Palagonia hanno eseguito quattro arresti nei confronti di amministratori e tecnici della società Kalat Ambiente spa (nella foto) che, nei comuni del Calatino, si occupava della gestione integrata dei rifiuti. Agli arresti domiciliari anche l’attuale commissario del Policlinico di Catania, Vito Digeronimo.

 

Il provvedimento ha colpito anche i responsabili locali delle società Aimeri Ambiente srl ed Agesp spa affidatarie del servizio di raccolta dell’immondizia. 

 

Quattro persone sono finite agli arresti domiciliari. Si tratta di Vito Digeronimo, 57 anni, commissario del Policlinico di Catania, già presidente del Consiglio di Amministrazione di Kalat Ambiente spa; Salvatore Ilardi, 43 anni, ingegnere e responsabile tecnico di Kalat ambiente (nuova società in cui si è trasformata Kalat Ambiente spa, ora in liquidazione); Vincenzo Demetrio Ruggieri, 41 anni, già responsabile flussi dell’impianto di stabilizzazione di Grammichele; Salvatore Stracquadanio, 44 anni, responsabile cantieri Agesp spa.

 

Mentre per altre quattro persone è stato disposto l’obbligo di dimora. Si tratta di Alfio Agrifoglio, 59 anni, ex responsabile regionale di Aimeri srl, Salvatore Albachiara e Giuseppe Bufalino entrambi di 45 anni e dipendenti Agesp spa e Vincenzo Ciffo, 39 anni, ex funzionario di Kalat Ambiente spa. Nell’inchiesta sono anche finiti amministratori locali e dipendenti della Kalat Ambiente, raggiunti da informazioni di garanzia.

 

Le ipotesi di reato contestate sono, a vario titolo, di traffico e smaltimento illecito di rifiuti, truffa e frode in pubbliche forniture. Gli investigatori sospettano che la società Kalat Ambiente, con la collaborazione dei responsabili locali delle società Aimeri ambiente e Agesp spa, abbia frodato i Comuni consorziati, per milioni di euro, attestando fittizie percentuali di raccolta differenziata (in realtà mai posta in essere), pari a volte anche al 70%.

 

Le operazioni illegali, secondo quanto accertato nel corso delle indagini, avvenivano a partire dagli impianti di compostaggio e di trattamento della frazione secca della società Kalat Ambiente situati in territorio di Grammichele.

 

In questi siti, secondo quanto ipotizzano gli investigatori, venivano conferiti rifiuti di varia natura al solo fine di cambiarne cartolarmente la loro natura o addirittura di farne perdere le tracce miscelandoli tra di loro.

Il prodotto ottenuto, attraverso una sistematica manipolazione-miscelazione dei rifiuti, veniva poi offerto agli imprenditori agricoli quale compost di qualità, creando un notevole danno all’ambiente e alle stesse persone.

 

Tali circostanze, rendono noto i carabinieri, sono state accertate con consulenza tecnica, disposta nel corso delle indagini. In particolare, attraverso documentazione “alterata o artatamente compilata” si dichiaravano altissime percentuali di raccolta differenziata realizzata nei Comuni del Calatino. In conseguenza di tali “ottimi risultati”, i Comuni vedevano così di anno in anno crescere i costi di conferimento in discarica dei rifiuti solidi urbani e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti svolto dalla Kalat.

 

La documentazione acquista nel corso dell’attività investigativa ha permesso di accertare che le risorse sottratte ai Comuni, chiamati a liquidare servizi mai forniti e con costi molto rilevanti (si pensi che per il Comune di Scordia il sovracosto è risultato essere di circa 300 mila euro) ha portato le amministrazioni Comunali ad indebitarsi nei confronti della società Kalat, concorrendo a causare l’intervento del Governo regionale che dovrà stanziare una prima tranche di quasi 16 milioni di euro per il risanamento dei debiti.

 

Rispetto a quanto comunicato dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso il tribunale di Catania in una nota ufficiale, la società Aimeri Ambiente, in un comunicato, precisa che “Alfio Agrifoglio, anche lui coinvolto nella vicenda, non è più – così come erroneamente divulgato – dipendente Aimeri dal 31 maggio 2012, data in cui rassegnò ufficialmente le proprie dimissioni”. 

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