La battaglia tra Lumia e Crisafulli agita il Pd a una settimana dal voto

di Redazione

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La battaglia tra Lumia e Crisafulli agita il Pd a una settimana dal voto

| lunedì 03 Giugno 2013 - 05:59

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PALERMO, 3 GIUGNO 2013 – La settimana che porta al voto amministrativo si apre con la solita querelle interna al centrosinistra: Partito Democratico contro Megafono, Crisafulli contro Lumia. Non è certo la migliore situazione per cercare di convincere gli elettori, di sicuro è una vicenda – soprattutto quella personale – che non si placherà dopo l’esito delle amministrative. Anzi, esploderà con maggiore forza.

 

Non è la classica dialettica tra due correnti dello stesso gruppo e non è nemmeno – o non soltanto – la poca simpatia politica tra i due personaggi di peso all’interno del partito. In fondo non è neanche una guerra di leadership interna: il malessere è molto più profondo, radicato nel tempo, ed esplode adesso sotto le spoglie di una guerra interna innescata dall’ambiguità della posizione di Crocetta, che dice “io sono del Pd”, ma ha fondato un Movimento che ha liste e candidati propri. O in “prestito”, proprio come il senatore Lumia.

 

I toni del “dialogo” interno si alzano ogni giorno di più, man mano che si avvicinano le amministrative siciliane del 9 e 10 giugno. E la polemica tra Vladimiro Crisafuli, ex senatore ennese ritenuto “incandidabile” dalla Commissione di garanzia del Pd alle scorse elezioni nazionali per i suoi presunti rapporti con la criminalità organizzata, e Beppe Lumia, senatore eletto nella lista del Megafono, ma in realtà, tuttora appartente al Partito democratico, diventa sempre più tagliente.

 

“Prendo atto – si legge in una nota di Crisafulli – delle reazioni nervose e patetiche del senatore Lumia, il quale farebbe bene ad evitare di sfuggire alla questioni poste da me alla Commissione nazionale di garanzia e dica se ritiene normale aver concordato con l’avvocato Arnone l’aggressione mediatica nei confronti di magistrati (il riferimento è al magistrato De Gennaro, n.d.r.), oltre che di dirigenti del Pd, assicurandogli, in cambio, la candidatura certa alle elezioni regionali. È venuto il momento di dire basta all’ipocrisia – conclude Crisafulli – e di applicare lo Statuto del partito nei confronti di Lumia, eliminando posizioni politicamente equivoche, che non possono più essere tollerate”.

 

Non si è fatta attendere la risposta del senatore Lumia. “Capisco che la disperazione dà alla testa, Crisafulli sta creando una polemica inutile, proprio alla vigilia delle amministrative, per distrarre l’attenzione dal fatto che la Commissione di garanzia del Pd lo ha escluso per indegnità dalle liste elettorali alle politiche e che dovrebbe essere cacciato via dal Partito. Crisafulli la smetta di strumentalizzare la vicenda di Gennaro su cui non c’è nessun fondamento – scrive in una lettera Lumia – e racconti piuttosto a tutti che è sotto processo per reati contro la pubblica amministrazione. Racconti a tutti il suo sistema di collusioni, i suoi dialoghi con il boss Raffaele Bevilacqua, documentati e filmati”.

 

E conclude: “Il Megafono a Messina, Catania, Siracusa, Ragusa sta lavorando in piena sinergia col Pd. Solo nella sua realtà, dove Crisafulli non consente il tesseramento, impedisce la dialettica democratica, soffoca il dissenso, questo non è stato possibile. Il suo sistema di potere, che ha fatto capolino con tutti i sistemi di potere al governo della Regione, adesso gli sta crollando addosso. Crisafulli è in crisi d’astinenza da potere. Impari a lavorare fuori dalle stanze dei bottoni, a faticare tra la gente, a progettare con umiltà nei territori per produrre innovazione e sviluppo”.

 

Rimane una certezza: il fatto che all’interno del Pd sono in molti gli “insofferenti” al senatore Lumia, soprattutto i parlamentari dell’area che fa riferimento all’ex capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici, una volta indicato come amico e alleato dell’attuale esponente del Megafono. Le tensioni e la distanza furono evidenti già nel corso della manifestazione “#RifayPd”, in cui i due praticamente non si rivolsero la parola, tra i pettegolezzi dei colleghi che sancivano la fine di un’alleanza.

 

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