Regione: debiti per oltre 5 miliardi, ultima infornata di baby pensionati. I numeri della Corte dei Conti

di Redazione

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Regione: debiti per oltre 5 miliardi, ultima infornata di baby pensionati. I numeri della Corte dei Conti

| venerdì 28 Giugno 2013 - 10:21

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PALERMO, 28 GIUGNO 2013 – Indebitamento elevato, un Pil in netto calo, crediti non esigibili che fanno rischiare il default. E una nuova infornata di baby pensionati: la Corte dei Conti muove precisi rilievi alla Regione, nel corso del giudizio di parificazione.

“L’indebitamento diretto della Regione a fine 2012 si è attestato al notevole importo di 5 miliardi e 385 milioni di euro che, pur contenuto nei limiti della vigente normativa contabile, desta preoccupazione”, rileva la Corte. I numeri dicono che la Regione ha un debito pari a 1.077 euro per ciascun cittadino. Indebitamento che per lo scorso anno costa alle casse pubbliche 490 milioni di euro, cifra destinata a crescere per via dei mutui attivati nello stesso anno.

La relazione dei Corte dei Conti fa riflettere anche sul tema delle pensioni: nel 2012 sono andati in pensione 798 dipendenti regionali, 365 di questi hanno goduto dei benefici della legge 104 che consentiva di lasciare il servizio dopo 25 anni di lavoro nel caso in cui il lavoratore accudisse un parente. L’ultima infornata di baby pensionati, dopo recenti modifiche legislative.

L’organico complessivo dei dipendenti regionali – registrato al 31 dicembre 2012 – era di 20.213 unità. La maggior parte, 17.045, ha un contratto a tempo indeterminato, gli altri 3.168 a tempo determinato e ad altro titolo. Dipendenti che gravano sulle casse della Regione per 982 milioni di euro. I dirigenti sono 1.793, a cui si aggiungono 41 esterni che hanno un contratto a tempo determinato. Oltre sedicimila l’esercito dei pensionati per un costo di 656 milioni di euro.

 

L’udienza era presieduta dal Presidente delle Sezioni Riunite della Corte dei conti in sede di controllo, Maurizio Graffeo, la realazione introduttiva curata da Anna Luisa Carra. La requisitoria di rito è stata affidata al vice procuratore generale Maria Aronica.

 

La Corte richiama Governo regionale e Ars ad una “attenzione responsabile” sulla questione dei residui attivi (mancate entrate per 3,5 miliardi, secondo la magistratura contabile), questione che deve essere affrontata “nel più breve tempo possibile” e comunque “entro la fine del corrente anno”. “Si raccomanda l’utilizzo di un approccio graduale – raccomandano i magistrati – per tenere conto della sofferenza dei conti pubblici regionali, ma nello stesso tempo risolutivo”. I mancati crediti rischiano insomma di far saltare i conti, se non è dissesto quasi.

Attenzione anche ai conti della sanità che fanno registrare un decremento della spesa di 400 milioni (spesa complessiva di 9 miliardi e 388 milioni che “pesa” sui conti della Regione per quasi la metà visto che la compartecipazione della Sicilia al Fondo Sanitario Nazionale incide per il 49%). La spesa per l’assistenza ospedaliera convenzionata è stata di 702 milioni di euro con un trend di crescita che rallenta.

Nel corso della requisitoria Aronica ha evidenziato come a fronte di una contrazione delle spese in conto capitale, le spese correnti “sono soltanto lievemente diminuite e rappresentano l’83% della spesa complessive”. Tra le spese di investimento è stato evidenziato che i lavori pubblici d’importo superiore ai 150 mila euro sono stati 650 e nel 2011 erano 792.

 

Altro fattore di preoccupazione per la tenuta dei conti della Regione “è quello legato al ripristino e al riordino delle società partecipate”. Il rischio, secondo i magistrati contabili, “è quello di un reclutamento generalizzato e pressochè automatico del personale delle società regionali dismesse nelle nuove compagini previste dal piano di riordino, prescindendo, da una parte, da eventuali valutazioni del fabbisogno rispetto all’assetto organizzativo e finanziario delle società destinatarie dei nuovi dipendenti, dall’altra, da una selezione delle professionalità e delle tipologie contrattuali dei lavoratori interessati al trasferimento”. Ulteriori oneri, aggiungono i magistrati, “sono destinati a gravare sui bilanci delle società partecipate e, per tale via, su quello consolidato della Regione che ne detiene le partecipazioni a seguito dei contenziosi derivanti dall’abuso del ricorso al lavoro atipico in talune di esse e della conseguente affermazione della contrattualizzazione a tempo indeterminato dei suddetti lavoratori”.

La crisi ha inciso in Sicilia in maniera particolarmente grave, con un calo del Pil pari al 2,7%. Industria ed edilizia i settori che hanno sofferto di più.

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