“Pensare a un domani senza mafia non è un’utopia”. L’ottimismo del poliziotto-scrittore raccontato nel suo ultimo libro “Il vurricatore”

di Redazione

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“Pensare a un domani senza mafia non è un’utopia”. L’ottimismo del poliziotto-scrittore raccontato nel suo ultimo libro “Il vurricatore”

| venerdì 12 Luglio 2013 - 20:35

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PALERMO, 13 LUGLIO 2013 – Legalità, lotta alla mafia, ma anche ottimismo, perseveranza e presa di coscienza. Questi i temi attorno ai quali hanno discusso durante la presentazione del libro “Il vurricatore” edito dalle Edizioni LEIMA, l’autore, I.M.D., un poliziotto della Catturandi, il giornalista Guido Monastra e il coordinatore di Libera a Palermo, Giovanni Pagano.

Un incontro piacevole durante il quale si è ragionato sulla mafia senza temere di guardarla dritta negli occhi, senza usare mezzi termini, senza girarci attorno con parole prive di significato. I.M.D. è un poliziotto che per mestiere ascolta le telefonate dei boss; si apposta in attesa per ore e ore, magari su una moto ape fingendo di occuparsi di trasporti; butta a terra con una spallata le porte mentre la ragazza che un giorno sarà sua moglie lo aspetta invano a un appuntamento.

Lui stesso si definisce un’ottimista perché conosce il lavoro di tanti che, come lui, ogni giorno si occupano di apportare un cambiamento significativo nella società in cui viviamo, prima di tutto dal punto di vista culturale e poi morale. “Non è un’utopia pensare a un domani senza la mafia”, ha dichiarato.

I.M.D. oltre a essere un poliziotto è anche un narratore. Le sue storie le ha scritte nero su bianco, raccontando per il grande pubblico chi sono gli uomini di mafia, come pensano, come si comportano, e di conseguenza come svolgono il lavoro quei poliziotti che attendono il grande giorno della cattura.

Ma le storie ama raccontarle anche dal vivo. Aggiungendo quella carica di ironia che rende le cose più semplici ma non per questo meno reali. Come quando avevano fatto irruzione a casa di un mafioso, sapendo perfettamente che si trovava lì perché lo avevano ascoltato, non lo trovavano da nessuna parte. Avevano setacciato tutte le stanze fin quando non sentirono una flebile voce. Il boss era rimasto schiacciato sotto la porta di ingresso.

Storie che sembrano raccontare un’altra Palermo, lontana da quella che viviamo ogni giorno ma che leggiamo sui giornali o ascoltiamo alla televisione. Una Palermo che, nonostante alcune regole non scritte rimangono saldamente ancorate, altre stanno per essere distrutte da persone che hanno fatto fronte comune, rompendo muri di omertà.

 

Come il figlio di un boss attualmente in galera che una sera l’ha avvicinato e “all’inizio pensavo mi volesse picchiare”, racconta I.M.D. “Poi invece mi ha detto: ‘Noi con i miei fratelli abbiamo capito. E quando gli amici di mio padre sono venuti a chiedere il pizzo alla nostra azienda li abbiamo denunciati’. Questo figlio del boss oggi fa parte di una associazione antiracket. Queste sono le nostre vittorie”.

I.M.D. ci tiene a sottolineare che ha iniziato a scrivere per far capire chi sono i poliziotti, qual è la “loro missione”, come questo mestiere li obbliga per statuto a sacrificare la loro vita per proteggere i cittadini. E farlo “senza girarsi dall’altra parte quando non si è in servizio” significa averne capito fino in fondo il senso e l’importanza.

Leggere e sentire queste storie può solo fare bene, per prendere consapevolezza e non perdere attenzione su un dramma che non possiamo ignorare. E sul lavoro di quanti, ogni giorno, ci riparano dal male, scegliendo di fare, con orgoglio, il bene.

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