Il mare “illegale”, Legambiente: “Sicilia prima nella pesca di frodo”

di Redazione

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Il mare “illegale”, Legambiente: “Sicilia prima nella pesca di frodo”

| sabato 20 Luglio 2013 - 17:24

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PALERMO, 21 LUGLIO 2013 – La pesca di frodo rischia di uccidere il mare siciliano. La denuncia arriva dal rapporto 2013 di Legambiente, “Mare Monstrum” che vede la nostra regione “prima in classifica” nella pesca illegale che, tra l’altro, ha registrato una vera impennata nell’ultimo anno.

 

Un segnale arriva anche da Scoglitti, nel ragusano dove un mese fa i Carabinieri si sono visti incendiare il gommone con il quale avevano appena iniziati i tradizionali controlli estivi che nell’estate 2012 avevano stroncato decine di casi di pesca di frodo. Un nuovo battello è stato prontamente messo in esercizio e sono ripresi sequestri e denunce con il plauso, messo per iscritto in una nota, della stessa Legambiente.

 

Ma tornando al rapporto “Mare Monstrum” la pesca di frodo è aumentata dell’8,6% nel 2012, rispetto all’anno precedente, un fenomeno illegale che pesa per il 39,7% sul totale degli illeciti commessi contro i mari e le coste italiani. Complessivamente, nel 2012, nel settore della pesca di frodo sono state commesse 5.360 infrazioni, sono state denunciate 5.521 persone e sono stati effettuati 1.074 sequestri.

 

La Sicilia guida la classifica con il 19,5% degli illeciti sul totale nazionale, seguita dalla Puglia (14,8%), dalla Campania e dalla Calabria. In salita, infine, anche il numero di violazioni al Codice di navigazione e alle norme che regolano la nautica da diporto (+13,9%).

 

Pesca di frodo ma anche abusivismo edilizio sul demanio, violazioni al codice di navigazione e alle norme sulla nautica da diporto, depuratori difettosi, scarichi fognari e inquinamento da idrocarburi: le illegalità che riguardano il mare e le coste italiani, lo scorso anno, sono cresciute in tutto il Paese.

 

Un incremento del 2,8% rispetto al 2011 e addirittura del 14,4% rispetto al primo gennaio del 2010. Sono aumentati i reati (13.518, pari a 1,8 illeciti per chilometro di costa), le persone denunciate (16.092) e i sequestri che superano quota quattromila (4.076). Oltre la metà dei reati si è consumata nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – nell’ordine: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria – seguite dalla Sardegna e dal Lazio.

 

Tra i nemici del mare, c’è anche la brutta tradizione delle spiagge negate, interi tratti di arenile interdetti ai cittadini perché di fatto privatizzati dagli stabilimenti balneari – sono 12mila i lidi sulle coste italiane, uno ogni 350 metri di spiaggia, che pagano canoni demaniali irrisori a fronte di lauti guadagni – e quella delle spiagge occupate, dove chioschi, ristoranti e solarium rimangono in pianta stabile a dispetto della legge che prevede che a fine stagione debbano essere rimossi. Infine la proliferazione dei porti turistici, che spuntano come funghi e spesso nascondono gigantesche speculazioni immobiliari.

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