Pd, il giorno della chiarezza. Forse

di Redazione

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Pd, il giorno della chiarezza. Forse

| sabato 20 Luglio 2013 - 08:58

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PALERMO, 20 LUGLIO 2013 – È il giorno della chiarezza. Dovrebbe. Perchè nel Pd nulla più è sufficientemente chiaro: correnti interne, alleanze, prospettive, soprattutto il dialogo con il presidente della Regione Crocetta, visto ormai più come antagonista che come un alleato.

 

Crocetta non scherza nemmeno: in evidente difficoltà nell’amministrare una Regione in crisi, punta invece sulle conferenze stampa show per ribadire il suo ruolo di moralizzatore della cosa pubblica e di rinnovatore della politica. Dice e poi smentisce, dice ancora e poi cambia idea. Uno stop and go che però gli ha permesso finora di guidare la Regione a modo suo, senza subire troppe ingerenze dai partiti.

 

E gli alleati si sono un po’ stancati, a cominciare dal Pd che non ha ancora digerito alcune scelte del governatore alle amministrative e la poca chiarezza dei rapporti. Del resto, è appena il caso di ricordare che la scelta di Crocetta come candidato alla presidenza della Regione non fu del Pd (del quale Crocetta è tesserato). L’ex sindaco di Gela si era infatti candidato autonomamente e fu poi dell’Udc di D’Alia la proposta di sceglierlo come candidato della coalizione di centrosinistra. Decisione approvata a denti stretti dal Partito democratico per evitare una spaccatura interna che avrebbe favorito il centrodestra.

 

Gli ultimi episodi sono cronaca delle ultime ore. Dopo un battibecco a distanza tra il governatore Crocetta e i rappresentanti del partito democratico, erano arrivati segnali di distensione del segretario regionale Giuseppe Lupo. Sembrava tutto chiarito, frutto di equivoci, con l’immancabile riferimento a certa stampa che ingigantisce. Ed invece, questa mattina, l’ennesimo colpo di scena.

 

Crocetta scrive al Giornale di Sicilia una lettera dai toni bellicosi nella quale ribadisce: “Vogliono buttarmi fuori dal Palazzo”. Ma, “se dovessi ‘morire’ – prosegue Crocetta – lo farò in trincea, sulle barricate, fino all’ultimo respiro”.

 

Non deve essere bastata la telefonata con Lupo e la diplomazia di partito quindi per appianare le divergenze. Il governatore torna al contrattacco e spara a zero su “casta e suburra (gente di malaffare, n.d.r.)“. “C’è un sistema politico che – scrive – invece di pensare alla rivoluzione, a snidare il malaffare, alla legalità, agli interessi clientelari e politici da debellare, continua a fare il processo al presidente Crocetta”.

 

Al centro del dibattito politico c’è, “incomprensibilmente” per il presidente della Regione, il Megafono, il movimento di cui è leader pur essendo un tesserato del Pd. “L’importante – prosegue Crocetta – è non discutere di temi veri, come i 200 milioni di Sicilia e-servizi, i 160 della comunicazione, quelli del Cas, i soldi che non sono stati versati da Mercadante, gli appalti assegnati con trattativa negoziata e prorogati o rinviati alla loro scadenza”.

 

“Il sistema deve girare – conclude il presidente della Regione – come è girato finora. La politica discute di rimpasto, di mancata spesa dei fondi europei e di Megafono”. E poi l’affondo sul Pd, dopo gli scandali della Formazione professionale: “Non importa se esponenti del partito rischiano l’arresto, conta che ‘riusciranno a dimostrare la loro innocenza’”.

 

Una dichiarazione di guerra bella e buona a poche ore dall’inizio della direzione regionale del Pd, che si annuncia tesa e chissà come riuscira a riportare il sereno il segretario regionale Lupo, di fronte a un Crocetta che promette di resistere e di rischiare “anche la vita se necessario”.

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