Storie di speranza e disperazione: l’incontro di due fratelli, l’ultimo viaggio di un giovane egiziano

di Redazione

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Storie di speranza e disperazione: l’incontro di due fratelli, l’ultimo viaggio di un giovane egiziano

| domenica 11 Agosto 2013 - 12:34

immigrazione

CATANIA, 11 AGOSTO 2013 – Era stato rimpatriato già quattro volte, il quinto sbarco in nove anni è stato fatale ad un egiziano di 27 anni tra le vittime della tragedia di Catania.

 

L’uomo era stato rimpatriato quattro volte, a partire dal 2004, l’ultima lo scorso aprile. Il dato è emerso dalle indagini di carabinieri e polizia su disposizione della procura distrettuale etnea. Nessuno dei suoi compagni di traversata lo conosceva e questo ha infatti rallentato la sua identificazione che è avvenuta dal confronto di esami dattiloscopici e l’archivio del Viminale.

 

Secondo quanto è emerso dagli archivi delle forze dell’ordine, il 27/enne egiziano sarebbe sbarcato per la prima volta in Italia a Siracusa, nel 2004. Era stato rimpatriato ma era ritornato in Italia. Bloccato infatti durante altri controlli in Sicilia, nel 2006, a Biella nel 2009, l’ultima volta il foglio di via era arrivato nell’aprile scorso a Siderno.

 

E anche  dopo l’ennesima espulsione, il giovane aveva deciso di tentare ancora una volta di rientrare in Italia. L’ultimo viaggio della speranza è stato l’ultimo della sua vita. 

 

Abdel Majel ha 23 anni e viene dalla Siria. Il suo sogno è quello di raggiungere il fratello maggiore Rusam che non vedeva da 8 anni. E per realizzarlo ha pagato 4 mila dollari, durante il viaggio ha lasciato la moglie e la madre in Egitto. Ma non ha potuto nemmeno abbracciare Rusam. Rusam vive in Svezia, ieri è arrivato a Catania per aiutare il fratello che lo aveva raggiunto telefonicamente. Rusam e Abdel, che da ieri è ospitato nella scuola Andrea Doria, si sono visti attarverso le sbarre, si sono appena sfiorati le mani: “Non mi ha potuto portare un po’ d’acqua – racconta Abdel – ed è tutto triste. Spero di potere andare via presto. Sono fuggito dalla Siria per una prospettiva futura. Sono partito con mia moglie e mia madre, con l’obiettivo di raggiungere mio fratello in Svezia. Ma le hanno fermate in Egitto, per problemi diplomatici, non le hanno fatte passare. Ho pagato in tutto 4mila dollari per cercare un futuro migliore”.

 

Il viaggio, conferma Abdel, è avvenuto “con una nave madre che trainava” il piccolo peschereccio che si è incagliato in una secca della Plaia di Catania. Abdel ha rischiato la vita tre volte durante la traversata ma ha resistitto, nella speranza di riabbracciare Rusam. Quella speranza che, per lui, adesso è fuori da quella scuola. Ma l’iter burocratico lo terrà bloccato dentro ma Abdell è pronto allo sciopero della fame se non avrà garanzie.

 

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