Mafia, boss si praticava salassi in carcere per ottenere i domiciliari: incastrato dalle telecamere

di Redazione

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Mafia, boss si praticava salassi in carcere per ottenere i domiciliari: incastrato dalle telecamere

| martedì 20 Agosto 2013 - 09:00

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CATANIA, 20 AGOSTO 2013 – Il boss ergastolano Maurizio Zuccaro, 52 anni, cognato di Vincenzo Santapaola, nipote del boss Benedetto, si praticava in cella dei salassi infilandosi degli aghi nel braccio e all’inguine per aggravare le sue condizioni di salute e ottenere gli arresti domiciliari.

 

Lo hanno accertato intercettazioni video disposte dalla Procura, che hanno documentato le scene attraverso telecamere nascoste dei bagni del reparto di Ematologia dell’Ospedale Ferrarotto, dove Zuccaro all’inizio di agosto ha trascorso un periodo di degenza ai domiciliari. L’indagine è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi. Le intercettazioni, disposte dai pm Antonino Fanara e Pasquale Pacifico, hanno indotto il Tribunale del riesame a rigettare il ricorso presentato dai legali di Zuccaro contro l’ordinanza del Gip che aveva disposto il ripristino della custodia cautelare in carcere in sostituzione della misura dei domiciliari in ospedale.

 

Zuccaro ha sempre rifiutato gli accertamenti medici. Più volte condannato per associazione mafiosa, il boss è stato condannato all’ergastolo, con sentenza definitiva, per omicidio e distruzione di cadavere aggravati dalle modalità mafiose. È inoltre indagato per l’omicidio di Luigi Ilardo, cugino del boss Giuseppe “Piddu” Madonia, ucciso il 10 maggio del 1996 perché aveva cominciato a collaborare con la giustizia.

 

Addiopizzo Catania ha espresso in una nota ”vivo apprezzamento per la sempre efficace attività investigativa della Procura etnea che ha portato alla conferma, da parte del Tribunale del Riesame del regime detentivo in carcere per il boss ergastolano Maurizio Zuccaro”.

 

”Se è vero – afferma – che la vicenda processuale di Zuccaro non è tra le più semplici, è vero anche che il cittadino ha il dovere di conoscerla proprio per comprendere la complessità del nostro sistema giudiziario e allo stesso tempo per apprezzare ancor di più l’indiscutibile valore e competenza delle Istituzioni”.

 

Queste ultime – conclude Addiopizzo Catania – ”tutti i giorni lavorano affinchè il nostro territorio sia libero di crescere nel pieno rispetto del diritto alla libertà di impresa, alla sicurezza pubblica, e degli altri diritti fondamentali dietro i quali mai ci si deve nascondere o dei quali mai si deve abusare, specialmente quando a farlo sono appartenenti alla criminalità organizzata, che i diritti fondamentali, li calpesta quotidianamente”.

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