“Tutti connessi ovunque”, il nuovo progetto di Zuckerberg

di Redazione

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“Tutti connessi ovunque”, il nuovo progetto di Zuckerberg

| giovedì 22 Agosto 2013 - 08:20

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PALERMO, 22 AGOSTO 2013 – “Tutti connessi ovunque”. È questo lo slogan del nuovo progetto di Marc Zuckerberg, fondatore di Facebook, Internet.org, promosso insieme ad altri colossi della tecnologia come Samsung e Nokia che mira ad estendere la connessione alla Rete agli altri cinque miliardi di persone al mondo che attualmente ne sono escluse, perché Internet “è un diritto umano”.

“Nessuno dovrebbe essere messo in condizioni di scegliere tra accesso a Internet o cibo e medicine”, si legge sul sito di Internet.org i cui partner “uniranno le forze per sviluppare soluzioni tecnologiche utili a diminuire il costo del trasferimento dei dati a livello globale e rendere Internet accessibile alle comunità dove ancora non lo è”.

La strategia di “Internet.org” sarà quella di puntare sulla tecnologia mobile, visto anche il recente lancio da parte di Facebook di un’applicazione compatibile con i telefoni cellulari tradizionali e low-cost, che si stanno diffondendo nei Paesi emergenti, tra i quali ad esempio l’Africa. ”Pensiamo che tutti hanno il diritto di essere connessi, la stessa possibilità di condividere le proprie opinioni e di esprimersi liberamente”, ha detto Zuckerberg.

Non mancano ovviamente i dubbi e i primi sospetti verso la campagna zuckerberghiana, rea secondo alcuni di voler solamente trarre guadagno dall’iniziativa. Pronta la risposta del fondatore di Fb, che ha subito respinto le critiche: “Se volessimo solo pensare ai soldi, sarebbe sufficiente il miliardo di persone che è già connesso a Facebook. Ha più disponibilità economica di tutti gli altri 5 miliardi di persone che non accedono al web nel mondo”.

Bill Gates, presidente della Microsoft, non crede che questa tipologia di iniziative possa realmente aiutare i paesi più poveri e ha così commentato l’ambizioso progetto di Zuckerberg durante una recente intervista a Bloomberg Businessweek: “Quando un bambino arriva grave in un ospedale, non c’è nessun sito web che possa risolvere il problema”.

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