Bari, psichiatra uccisa da un paziente: 28 coltellate

di Redazione

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Bari, psichiatra uccisa da un paziente: 28 coltellate

| mercoledì 04 Settembre 2013 - 12:04

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BARI, 4 SETTEMBRE 2013 – Ventotto coltellate alla schiena, così è stata uccisa la psichiatra Paola Labriola, 53 anni, madre di due gemelli di 12 anni. L’omicidio è avvenuto in una stanza del Centro di salute mentale di Bari in via Tenente Casale 19, in pieno centro.

 

La dottoressa è stata uccisa da un paziente, un tossicodipendente di 44 anni, Vincenzo Poliseno. L’uomo è stato arrestato mentre la tensione all’interno del Centro si è fatta subito altissima. Da tempo, infatti, i medici denunciavano i rischi di possibili aggressioni da parte dei pazienti con gravi problemi psichici ma la richiesta di una guardia giurata era stata respinta per motivi economici.

 

I colleghi della donna, un medico molto conosciuto a Bari, sembra abbiano aggredito verbalmente il direttore generale Domenico Colasanto.

 

Mandati in ”prima linea”, ma senza ”adeguate protezioni e sicurezza”. Gli psichiatri, secondo il presidente della Società italiana di psichiatria (Spi), Claudio Mencacci, sono come ”soldati in trincea” e l’ultima dimostrazione, afferma, è l’assassinio della psichiatra di Bari Paola Labriola per mano di un paziente.

 

”Gli episodi di violenza nel nostro settore sono in aumento. La morte della collega – sottolinea Mencacci – come altre negli ultimi anni, sono ‘morti sul lavoro’ che confermano l’alta esposizione della categoria”. Ma sulla Psichiatria italiana gravano altre criticità irrisolte: ”Da tempo – afferma il presidente Spi – denunciamo una grave carenza di risorse e di personale nei servizi sul territorio, oltre ad una progressiva riduzione dei sistemi di sicurezza negli ambienti di lavoro”.

 

Una situazione difficile aggravata pure da un altro elemento, sul quale Mencacci richiama l’attenzione di istituzioni e ministero: ”Soprattutto in questo periodo di crisi sociale – spiega – la psichiatria, e dunque i nostri reparti ospedalieri o ambulatori sul territorio, sono diventati sempre di più ‘collettori’ di un numero crescente di soggetti violenti e con disturbi comportamentali di vario genere, dalla droga all’alcol, ma che non sono affetti da vere e proprie patologie psichiatriche. La Psichiatria sta cioè diventando una sorta di ‘imbuto’ nel quale va a confluire il malessere sociale dilagante. Tutto ciò – avverte – ha portato ad una escalation di episodi violenti negli ultimi anni”. 

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