Dell’Utri a “La Zanzara”: “Io in carcere? Col cavolo”

di Redazione

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Dell’Utri a “La Zanzara”: “Io in carcere? Col cavolo”

| venerdì 06 Settembre 2013 - 16:10

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PALERMO, 6 SETTEMBRE 2013 – “Se sono pronto al carcere? Col cavolo, spero di non andarci”. “Mangano? Per me è ancora un eroe, il mio eroe”.

 

A ventiquattro ore dalla pubblicazione delle pesanti motivazioni dei giudici della terza sezione del Tribunale di Palermo che lo hanno condannato a sette anni di carcere, Marcello Dell’Utri va in radio e sfodera il suo migliore repertorio.

 

A “La Zanzara” di Radio 24 Dell’Utri ammette che in carcere proprio non ci vuole andare, il che non è poi così strano, ma poi aggiunge: “Però psicologicamente sono pronto da una vita. Bisogna fare una borsa, metterci due libri, e te ne vai”. Ma soprattutto non cede di un millimetro sullo “stalliere di Arcore”, Vittorio Mangano: “Mangano? Per me è ancora un eroe, il mio eroe, e lo dirò sempre.

 

“Quando Mangano era in galera malato – racconta Dell’Utri – e gli chiedevano di dire qualcosa su di me e Berlusconi promettendogli che la sera sarebbe tornato a casa, lui rispose che non aveva niente da dire: chi mai avrebbe fatto una cosa del genere? Metterei una sua foto in casa, per forza, perché gli sono grato. Come si fa a non dirlo, non posso negare questa cosa e mai la negherò”.

 

Poi commenta la decisione dei giudici di Palermo: “Lo stomaco si ritorce, ma ormai sono allenato da vent’anni altrimenti non ci sarei più perché queste cose ti portano sottoterra. Io sopporto ogni cosa, e come diceva un mio amico meglio in tribunale che in ospedale”.

 

“Io non so cosa abbiano in testa questi giudici di Palermo – prosegue Dell’Utri – ma hanno costruito un romanzo criminale che è difficile da smontare perché mettendo insieme cose vere e costruite si può creare di tutto. Una specie di caccia alle streghe ma l’impressione è che abbiano rimescolato gli stessi elementi della prima sentenza di appello che la Cassazione aveva ritenuto poco convincenti sostenendo che c’è un imputato senza l’imputazione, come un mazzo di fiori senza un vaso con l’acqua”.

 

Poi risponde ad altre domande: “Non ho mai pensato al suicidio perché è un atto da persone poco coraggiose. Chi si suicida non è una persona normale, nella vita si affronta di tutto, anche nel caso di problemi sul lavoro”.

 

“Forza Italia? Ci sarà, solo che cambiare nome e sede ma non cambiare uomini non serve molto. Serve un cambiamento di nomi, anche dei vertici che però vanno cambiati per ultimi perché sono i più problematici. La Santanchè è una brava e coraggiosa – dice Dell’Utri – ma non sarà mai il capo di Forza Italia perché purtroppo non viene accettata dagli altri dirigenti. Anche se il capo dei capi, Berlusconi, volesse imporla poi ci vuole il consenso degli altri”.

 

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